Seguendo il ragionamento del post precedente ed a titolo
di esempio di un’analisi obiettiva ed integrata, cioè verificabile nei dettagli
ed inserita in un contesto di riferimento, prendiamo la quartina VII,25:
Per
lunga guerra tutto l’esercito spossato,
Per i
soldati non si troverà denaro:
In
luogo dell’oro, dell’argento, cuoio si vedrà battere,
“Erain”
francese, insegna di Luna crescente.
Lascio perdere le
interpretazioni altrui, regolarmente e superficialmente associate a “profezie”
sul mondo islamico, per via dell’accenno alla Luna crescente dell’ultimo verso.
Ricordo, invece, che la quartina è già stata esaminata nel mio libro “L’ultima
chiave di Nostradamus”, nell’ambito di un più vasto racconto sull’origine di
quello strumento che Nostradamus ha usato come computer per la sua attività di
crittografia (l’equatorium, custodito presso il Museum of History of Science di
Oxford). Quindi, anche se qui mi limito all’esame della specifica quartina, il
risultato finale è stato raggiunto grazie ad un lavoro assai più complesso.
Infatti, solo nell’ambito di
ricostruzione della storia del citato equatorium la quartina può essere
compresa, altrimenti si è destinati inevitabilmente a brancolare nel buio.
Risulta così chiaro, dall’integrazione di tutti gli elementi dell’indagine, che
questo equatorium è il “Gaulois aerain” dell’ultimo verso (“orologio francese o
rete/ragno dell’astrolabio”: ricordate “l’aerain qui les heures ordonne” – “il
bronzo/ragno che ordina le ore”?) di proprietà di Renato d’Angiò che, dopo aver
combattuto fino allo stremo contro Alfonso di Aragona, abbandonò Napoli e si
rifugiò in Provenza. Non avendo più soldi per pagare i soldati, cercò di
ingraziarseli con la fondazione dell’Ordine della Luna crescente. Se avete
voglia, rileggete la quartina e confrontatela con un testo storico, alla luce
della mia spiegazione.
Ovviamente, lo scopo della
quartina non è di raccontare ciò che risulta già dalle cronache storiche (anche
se nessuno se n’era accorto finora), ma è un modo occulto per legare Renato
d’Angiò e il suo equatorium francese (fatto a Carpentras) a tutti gli altri
brani (quartine, testamento, epistole, etc.) che parlano di questo strumento,
della sua origine e del percorso che lo ha portato nelle mani di Nostradamus,
così come descritto nel libro “L’ultima chiave di Nostradamus”. Se uno non è in
grado di inquadrare correttamente la quartina nel suo contesto, allora si può
sforzare da qui all’eternità, senza alcuna possibilità di trovare la giusta
interpretazione.
Vale per questa e vale per
tutte le altre 1079 quartine di Nostradamus, nessuna esclusa. Con buona pace di
chi vi vede gli eventi che più gli aggradano.
Di seguito, la foto
dell’originale (recto) e di una mia riproduzione in legno (recto e verso)
dell’equatorium di Nostradamus (il “Gaulois aerain” del quarto verso),
rintracciato presso il “Museum of History of Science di Oxford” grazie alle
indicazioni di alcune quartine. E che la mia scoperta sia corretta è confermato
dal fatto che lo stesso museo riconosce in via autonoma l’origine di questo
strumento, come si rileva da un brano estrapolato dal suo sito.
...Who would have thought that a museum of science would have a large collection of typewriters, a japanese mechanical fly-trap, a 19th century bird-scarer or an astrolabe belonging to Nostradamus?
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