Tecniche di Nostradamus

mercoledì 9 luglio 2014

Graal: storia e mito (8)

Riepilogando i concetti del post precedente, possiamo dire che il “Gral”, rappresentato da 77-11, indica il processo di realizzazione spirituale che permette all’uomo di raggiungere la perfezione attraverso la riconciliazione col suo aspetto divino: per intenderci, è il Samadhi degli yogi indù, il Nirvana dei Buddisti. E’ la trasformazione dell’adamo terrestre in Adamo celeste della quartina VIII,66 di Nostradamus (cfr. “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal”).
Il cristiano, che cerca la divinità al di fuori di sé, trova invece redenzione e rifugio nella trinità, così che il suo “Gral” diventa “Graal”, con la trasformazione del 77-11 in 77-111.

E’ una spiegazione che regge oppure vogliamo classificare come semplice coincidenza questa straordinaria identità tra il significato del Graal e l’aspetto cabalistico della parola? Lascio a voi giudicare. Io dico soltanto che tutto il discorso portato avanti finora si muove con coerenza lungo il filo di quella tradizione consolidata che tende a identificare il Graal con la pietra filosofale e con la realizzazione del mitico uomo nuovo; con la conoscenza in grado di far riacquistare all’uomo la consapevolezza della sua vera natura; con il ritrovamento della parola perduta. Nulla di estemporaneo, quindi, ma un insieme di concetti che si incastrano alla perfezione l’uno nell’altro, consentendo un ragionamento che non è pura e semplice speculazione, ma paziente ed attenta ricostruzione di un mosaico, secondo uno schema le cui radici affondano nella notte dei secoli.
Ricordo, a chi ha letto il mio libro sulle “Profezie dei Papi di Malachia”, che questo è anche il concetto che sta alla base di quelle profezie che, da accozzaglia di motti più o meno arraffazzonati intorno a una improbabile successione di pontefici, si trasformano in enigma ben strutturato, la cui soluzione risiede in quanto fin qui esposto.

…segue…

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