Tecniche di Nostradamus

sabato 5 luglio 2014

Papi e vaticinia (seguito)

All’inizio la sorte arride a Giovanni XXIII. Re e principi d’Europa si schierano con lui e dalla sua parte è anche Sigismondo di Lussemburgo, re d’Ungheria, re di Croazia, re dei Romani; futuro re di Boemia e futuro imperatore del Sacro Romano Impero.
Ma i papi sono ancora tre. Gregorio XII si rinchiude a Siena e governa solo sulle chiese della città. Però respira e, finché respira, è di troppo. Benedetto XIII, invece, è un osso duro. Anche se le alleanze gli sono venute a mancare, resiste con le armi. Gode anche dell’appoggio di quel predicatore in odore di santità, Vincenzo Ferrer, che si fa in quattro per proclamare la legittimità di papa Luna, come Benedetto XIII è anche chiamato per via del cognome.
Si fa strada, a poco a poco, la verità sul concilio di Pisa, un concilio autoconvocato. Ci si ricorda che solo il papa ha il potere di convocare un concilio. Insomma, è chiaro che quel concilio non vale una cippa! E non valgono una cippa la destituzione di Gregorio XII, quella di Benedetto XIII, l’elezione di Alessandro V e del suo successore Giovanni XXIII.
A questo punto, deciso a riportare ordine nella cristianità, entra in gioco Sigismondo di Lussemburgo, re di questo e di quello ed aspirante imperatore del Sacro Romano Impero. E’ proprio questa la sua motivazione, non certo un disinteressato desiderio di un’unità cattolica. Infatti, come potrebbe accettare di farsi incoronare imperatore del Sacro Romano Impero da un papa non unanimemente riconosciuto come capo della Chiesa cattolica?
E allora, che fa il furbacchione? S’inventa un nuovo concilio per eleggere un nuovo papa. Però c’è il rischio di arrivare a quattro papi: una vera inflazione!
Non sarebbe così, invece, con un nuovo papa regolarmente eletto da un concilio regolarmente convocato. E poiché il concilio può essere convocato solo da un papa, si pensa di chiederlo a Giovanni XIII, che gode della maggioranza dei sondaggi elettorali… pardon, dei favori della cristianità del momento.
Del resto, non si può andare tanto per il sottile, dal momento che, per un motivo o per l’altro, tutti i papi in carica appaiono delegittimati.
Proprio noi non dovremmo meravigliarci, noi che tolleriamo un parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale. Quel parlamento è ancora lì a fare il bello e il cattivo tempo: ovviamente, il cattivo tempo lo vediamo tutti i giorni; per il bello dobbiamo aspettare.
Come giudicheranno i nostri posteri la nuova legge elettorale (per non parlare della modifica dell’assetto costituzionale) fatta da questo parlamento illegittimo e, di conseguenza, tutte le leggi fatte dai parlamenti che seguiranno, eletti con una legge illegittima, fatta da un parlamento illegittimo? Purtroppo non c’è via d’uscita o, più verosimilmente, si finge di non vederla contando sul fatto che noi italiani “comuni”, brava gente, spaghetti e mandolino, preferiamo tirare a campare.
Forse, più che domandarci come i nostri posteri giudicheranno la nuova legge elettorale, dovremmo domandarci come giudicheranno noi!
Perciò, perché mai dovremmo contestare al buon Sigismondo quello che a noi sta bene oggi?

…segue…

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