All’inizio
la sorte arride a Giovanni XXIII. Re e principi d’Europa si schierano con lui e
dalla sua parte è anche Sigismondo di Lussemburgo, re d’Ungheria, re di
Croazia, re dei Romani; futuro re di Boemia e futuro imperatore del Sacro
Romano Impero.
Ma i
papi sono ancora tre. Gregorio XII si rinchiude a Siena e governa solo sulle
chiese della città. Però respira e, finché respira, è di troppo. Benedetto
XIII, invece, è un osso duro. Anche se le alleanze gli sono venute a mancare,
resiste con le armi. Gode anche dell’appoggio di quel predicatore in odore di
santità, Vincenzo Ferrer, che si fa in quattro per proclamare la legittimità di
papa Luna, come Benedetto XIII è anche chiamato per via del cognome.
Si fa
strada, a poco a poco, la verità sul concilio di Pisa, un concilio
autoconvocato. Ci si ricorda che solo il papa ha il potere di convocare un
concilio. Insomma, è chiaro che quel concilio non vale una cippa! E non valgono
una cippa la destituzione di Gregorio XII, quella di Benedetto XIII, l’elezione
di Alessandro V e del suo successore Giovanni XXIII.
A
questo punto, deciso a riportare ordine nella cristianità, entra in gioco
Sigismondo di Lussemburgo, re di questo e di quello ed aspirante imperatore del
Sacro Romano Impero. E’ proprio questa la sua motivazione, non certo un
disinteressato desiderio di un’unità cattolica. Infatti, come potrebbe
accettare di farsi incoronare imperatore del Sacro Romano Impero da un papa non
unanimemente riconosciuto come capo della Chiesa cattolica?
E
allora, che fa il furbacchione? S’inventa un nuovo concilio per eleggere un
nuovo papa. Però c’è il rischio di arrivare a quattro papi: una vera
inflazione!
Non
sarebbe così, invece, con un nuovo papa regolarmente eletto da un concilio
regolarmente convocato. E poiché il concilio può essere convocato solo da un
papa, si pensa di chiederlo a Giovanni XIII, che gode della maggioranza dei
sondaggi elettorali… pardon, dei favori della cristianità del momento.
Del
resto, non si può andare tanto per il sottile, dal momento che, per un motivo o
per l’altro, tutti i papi in carica appaiono delegittimati.
Proprio
noi non dovremmo meravigliarci, noi che tolleriamo un parlamento eletto con una
legge dichiarata incostituzionale. Quel parlamento è ancora lì a fare il bello
e il cattivo tempo: ovviamente, il cattivo tempo lo vediamo tutti i giorni; per
il bello dobbiamo aspettare.
Come
giudicheranno i nostri posteri la nuova legge elettorale (per non parlare della
modifica dell’assetto costituzionale) fatta da questo parlamento illegittimo e,
di conseguenza, tutte le leggi fatte dai parlamenti che seguiranno, eletti con
una legge illegittima, fatta da un parlamento illegittimo? Purtroppo non c’è
via d’uscita o, più verosimilmente, si finge di non vederla contando sul fatto
che noi italiani “comuni”, brava gente, spaghetti e mandolino, preferiamo
tirare a campare.
Forse,
più che domandarci come i nostri posteri giudicheranno la nuova legge
elettorale, dovremmo domandarci come giudicheranno noi!
Perciò,
perché mai dovremmo contestare al buon Sigismondo quello che a noi sta bene
oggi?
…segue…
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