Tecniche di Nostradamus

domenica 23 novembre 2014

Fatima: profezie e fantasia

Abbiamo visto che la richiesta di Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria era ed è politicamente inattuabile, senza il consenso del popolo da consacrare. Il preavviso di tale richiesta venne dato ai veggenti di Fatima il 13 luglio 1917 e fa parte del famoso “segreto” che, secondo alcuni, includerebbe anche un fantomatico segreto apocalittico ancora non rivelato. L’ordine “esecutivo” di consacrazione venne poi dato dalla Madonna il 13.6.1929.

Perché nessuno degli otto (dico “otto”) pontefici che si sono succeduti da allora ha ritenuto di dover obbedire agli ordini della Vergine? Possibile che nessuno di essi, neanche Giovanni Paolo II, che pure aveva fatto della devozione alla Madonna un punto fermo della sua fede, abbia ritenuto di dover compiere quanto richiesto dal cielo, nei termini indicati da Lucia?
Qualcuno di essi ha compiuto il gesto, è vero, ma scegliendo un buon compromesso tra la soddisfazione delle pressioni popolari e le esigenze di opportunità politica. La fiducia in una disposizione superiore non avrebbe dovuto consentire accomodamenti di alcun genere.

Abbiamo altresì visto che Lucia commette un imperdonabile errore storico, e non è l’unico, quando ritiene che sia stata la Russia a scatenare la seconda guerra mondiale. In realtà, a sentire lei, è stata la Madonna ad aver affermato questo.

Vediamo adesso una famosa profezia, una di quelle sulle quali si fonda la creduloneria dei fatimisti: la predizione dell’imminente morte di Francesco e Giacinta.
Già nell’incontro del 13 giugno 1917 la Madonna aveva detto, rivolgendosi a Lucia:

Giacinta e Francesco li porterò tra poco. Ma tu resterai qua ancora per un po’.

Francesco è morto nel 1919 e Giacinta nel 1920. Lucia è morta nel 2005, all’età di 98 anni. Vi sembra appropriato che, nel 1917, ben 88 anni prima, le si dica. “Tu resterai qua ancora per un po’”? Questa espressione indica certamente una dilazione del tempo residuo, ma contrasta in pieno con l’attesa di una vita ancora lunga.

Comunque, è solo in una lettera a padre José Aparicìo da Silva, nel 1927, che Lucia racconta della predizione della morte dei cugini. Un racconto post-eventum, privo di ogni valore profetico, che scaturisce da una rielaborazione dei ricordi da parte di una giovane ormai immersa da anni nella preghiera e nell’indottrinamento ecclesiastico.
In fondo, si è trattato di un rimescolamento piuttosto fisiologico dei ricordi. I cugini di Lucia sono morti per l’epidemia di spagnola dopo gravi sofferenze. Sicuramente la loro morte era prevedibile nel corso della malattia e, come risulta dalle memorie, i tre bambini ne hanno parlato tra di loro. Lucia, nei suoi ricordi, ha semplicemente spostato nel tempo la consapevolezza di quello che sarebbe successo, anticipandola dall’epoca della malattia all’epoca degli incontri con la Vergine.
E’ poi normale che nel 1927, quando scrive, riservi a sé “ancora un po’” di tempo, sulla base di una ragionevole e media aspettativa di vita.

In ogni caso, si può pensarla come si vuole; tuttavia, sul piano dei fatti, non si può pretendere che una profezia annunciata diversi anni dopo l’evento vada spacciata come elemento di credibilità di tutta la vicenda.


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