Quando abbiamo trattato Nostradamus, ho posto l’accento
su un fenomeno particolare, tipico di molti studiosi: costoro si formano delle
idee preconcette e partono baldanzosi alla ricerca di tutti gli elementi che,
in un modo o in un altro, possano confermare le loro convinzioni, ignorando
tutto ciò che li smentisce. Così, nei secoli, sempre gli stessi pregiudizi si
sono alimentati e rinforzati a catena, senza che nessuno si sia accorto
dell’esistenza di vie alternative, forse più interessanti delle “profezie”.
Stessa cosa è avvenuta per Malachia. Se i suoi motti
vengono presentati come profezie, allora tali devono essere. Che importa se
esiste un abisso tra quelli precedenti il 1595, anno della pubblicazione, e
quelli successivi? Che importa se i primi (post eventum) sono azzeccati e i
secondi (ante eventum) sono dei pastrocchi? Un colpo di qua e uno di là e il
gioco è fatto: anche i motti insulsi e inesplicabili vengono misteriosamente
spiegati, a scapito del vero messaggio.
Lo stesso atteggiamento cieco viene assunto nei confronti
dei misteri di Fatima e specialmente, per quanto mi interessa in questo post,
nei confronti del terzo segreto.
La storia è nota.
La Madonna rivela a Lucia un terzo segreto (in effetti è
la terza parte di un unico segreto ma, per adeguarmi alla terminologia
corrente, continuerò a chiamarlo “terzo segreto”), con istruzioni di renderlo
pubblico dopo il 1960; il che non vuol dire, evidentemente, nel 2000 o nel 4000
che, pure, sono anni successivi al 1960.
Papa Giovanni XXIII lo legge e lo archivia,
“disubbidendo” alle istruzioni ricevute. Richiesta delle motivazioni di tale
data, Lucia dice che solo dopo il 1960 il messaggio sarebbe risultato
comprensibile.
Ebbene, il messaggio resta nascosto fino al 2000 finché
Giovanni Paolo II, convinto di essere l’uomo della profezia, lo fa divulgare.
Il testo si rivela contorto, poco realistico, estraneo
alle vicende di Giovanni Paolo II. Da qui si scatena una ridda di
supposizioni: esiste una parte di segreto non rivelato, esiste un quarto segreto,
e così via.
Benché, nelle sue memorie e nelle sue lettere, Lucia non
parli mai di questo ulteriore segreto, si procede esattamente come si è fatto
per secoli con Nostradamus. Non solo si “decide” che il quarto segreto esiste,
ma si stabilisce anche che il suo contenuto è profetico; se non viene rivelato
dalla Chiesa è perché ha carattere apocalittico. I best seller su queste
fantastiche ricostruzioni fioriscono e la verità viene sotterrata sotto
montagne di congetture.
La mia domanda è: perché, invece di partire dalla fine e
da tortuose ricostruzioni, non si ricomincia metodicamente e serenamente
dall’inizio, interrogandosi su ciò che già si sa?
Perché mai, ad esempio, il messaggio divulgato nel 2000,
tortuoso e simbolico, avrebbe dovuto essere comprensibile nel 1960? Provate e
rileggerlo, proiettandovi mentalmente in quell’epoca, e cercate di capire se
intorno al 1960 sia esistito un qualche tipo di evento che lo abbia reso
comprensibile. Poi, sulla base delle vostre conclusioni, date un voto di credibilità
all’affermazione di Lucia.
Perché va esclusa la possibilità che Giovanni XXIII,
resosi conto dell’incomprensibilità e della scarsa credibilità del testo, non
abbia preferito archiviarlo per non avallare ulteriormente il cancan sorto
intorno a una suora che, da adulta, sotto le suggestioni di una prolungata
clausura monacale, rielabora e racconta in modo distorto le visioni di una
bambina? Non vi sembra una ipotesi più ragionevole di quella che vede nel
messaggio l’annuncio profetico di una catastrofe da non divulgare?
Non può essere che Giovanni XXIII abbia visto negli
eventi di Fatima un tentativo di sostituire un culto mariano a uno
cristologico? Non sarebbe una cosa da poco e si comprenderebbero, allora, gli
insistenti inviti della Chiesa a non considerare quegli eventi come una nuova
rivelazione, aggiuntiva a quella dei Vangeli. Non dimentichiamo che Giovanni
XXIII è il papa che conferisce un particolare significato al “preziosissimo
sangue di Cristo” nell’opera di redenzione. E non dimentichiamo l'ormai trentennale resistenza che la Chiesa sta opponendo agli analoghi avvenimenti di Medjugorje. Come dice papa Francesco, "Maria è Madre e ci ama tutti, ma non è un capoufficio postale... Gesù dice che il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione; viene nella saggezza".
Perché va esclusa la possibilità che, con le “forzate
spiegazioni” dell’anno 2000, la Chiesa non abbia semplicemente tentato di
chiudere finalmente la questione di Fatima, uscendo dall’imbarazzante
situazione nella quale l’avevano ficcata le gerarchie ecclesiastiche degli anni
1920 e 1930, sulla base delle prime dichiarazioni fatte da Lucia e delle
esternazioni di così tanti preti e cardinali sprovveduti che, se davvero
fossero stati informati, allora il segreto di Lucia sarebbe stato il segreto di
Pulcinella?
Perché mai, se il primo segreto è la visione di un
inferno dantesco e il secondo è la “previsione post eventum”, nel 1941, della
seconda guerra mondiale, il terzo segreto “deve” essere una vera profezia? Chi
lo ha deciso? Sulla base di quale criterio?
Anche volendo ammettere (ma solo per amor di dialettica)
l’esistenza di un fantomatico quarto segreto, non può essere che esso sia
semplicemente un documento da tenere strettamente nascosto, perché ritenuto
ancora più “insostenibile” dei tre che l’hanno preceduto (inferno dantesco,
seconda guerra mondiale “prevista” nel 1941, papa ucciso da soldati con archi e
frecce)?
Capisco che insistere su un segreto apocalittico sia
particolarmente intrigante ma, se sta a cuore la verità, a volte bisognerebbe
sforzarsi di scendere coi piedi a terra, confrontandosi con la deludente
realtà. Potrebbe perfino essere che, chiudendo delle porte, si aprano dei
portoni.
..
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