Vi è mai capitato di trovarvi
di fronte a un qualcosa di disordinato (un elaborato ricco di correzioni, uno schema
confuso, una cantina stracolma, un cassetto pieno di cianfrusaglie, ecc.) e vi siete messi le mani tra i
capelli, non sapendo da che parte cominciare per rimettere ordine?
Ebbene, questa è la sensazione
che io provo dinnanzi al rompicapo di Fatima. Da qualunque parte lo guardi,
trovo qualcosa fuori posto. Ormai abbiamo visto diversi aspetti che rendono
poco credibile la storia così com’è e molti altri ne ho in serbo.
Credo, però, che sia giunto il
momento di fare una fotografia d’insieme, che solo qualche giorno fa sarebbe
apparsa ingiustificata. Vedremo che, se si
dipinge lo scenario “divino” così come è stato presentato a Fatima, non ne
viene fuori un ritratto esaltante.
Il problema non è secondario;
anzi, è talmente sentito da obbligare padre Luigi Gonzaga da Fonseca, forse il
più grande apologeta di Fatima, a replicare[1]:
Il messaggio di Fatima è
ortodosso perché respira, in primo luogo, le aure dell’evangelismo più genuino,
più sentito ed espresso. E’ strano che si sia potuto scrivere di Fatima che era
anti-biblico, quando precisamente S.S. Papa Paolo VI lo ha chiamato “messaggio
evangelico di orazione e penitenza”. Rievoca inoltre gli accenti della
tradizione cattolica più pura: quella che si aggancia ai dogmi fondamentali che
sostengono la vita cristiana.
Che il messaggio di Fatima sia
un messaggio di orazione e penitenza mi trova perfettamente d’accordo; lo vado
sostenendo sin dall’inizio: cfr. I segreti di Fatima. L’importante è farlo finire qui.
Per il resto, Gonzaga si dà la
zappa sui piedi. Infatti, egli aggiunge che Fatima “rievoca inoltre gli
accenti della tradizione cattolica più pura: quella che si aggancia ai dogmi
fondamentali che sostengono la vita cristiana”.
Questo non è un punto forte
delle apparizioni, ma un punto debole, in quanto ci presenta una Madonna che,
confinando rigorosamente il suo messaggio entro i limiti della tradizionale
dottrina cattolica, non fornisce alcun elemento di novità. Perfino la
descrizione dell’inferno rispecchia le antiche credenze, che lo vedono come
luogo di tormenti immerso tra le fiamme fisiche. Questa rigida e superata
ortodossia dottrinale è quanto meno sospetta.
Ma il vero passo falso di
Gonzaga consiste nell’affermazione che il messaggio di Fatima “respira le
aure dell’evangelismo più genuino, più sentito ed espresso”. E’ esattamente
il contrario, e Gonzaga non può non saperlo; semplicemente, non può dire
diversamente. Proprio l’esasperazione del culto della Madonna, tradizionalmente
colonna portante della religiosità portoghese, oscura quasi del tutto lo sfondo
cristiano, tradendo una mentalità in un certo senso “deviata”, fortemente
legata a quell’epoca e al Portogallo.
La dimostrazione è semplice:
basta dipingere lo scenario di Fatima e metterlo a confronto con quello
evangelico. Le differenze, come vedremo la prossima volta, sono abissali.
Ricordate quando ho criticato i sostenitori del quarto segreto, rimproverando loro di essere
partiti dalla fine, anziché dall’inizio? Mi riferivo al silenzio su tutti
questi aspetti che stiamo a poco a poco mettendo a fuoco. Si può anche pensarla
diversamente, ma non si può saltare direttamente alle conclusioni, con
l’illazione di un segreto apocalittico, ignorando i punti controversi che, già
prima di me, decine e decine di studiosi hanno evidenziato, rendendo
traballante il fenomeno di Fatima.
A parte
le “sparate” fantareligiose, sarebbe bello sapere cosa ne pensano i fatimisti ma, purtroppo, quei pochi che si sono cimentati con le risposte agli
aspetti critici si sono persi in deduzioni tautologiche che non spiegano nulla;
dire, come l’autorevole padre Gonzaga, che il messaggio di Fatima non è
anti-biblico perché è evangelico o perché l’ha detto Paolo VI equivale a dire
che piove perché non è bel tempo o perché l’ha detto la TV. Viene il sospetto
che manchino le vere risposte.
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