Questo articolo è un po’ lungo,
ma non mi sono sentito di spezzarlo per non compromettere il filo della
narrazione.
***
Dopo il veloce excursus sul
terzo segreto, vediamo di chiarire meglio due punti controversi:
1) La trasmissione al Vaticano del
segreto (questo articolo).
2) La data fissata per la
rivelazione, nel 1960 (prossimo articolo).
Abbiamo già visto che Lucia fa
pervenire al vescovo di Leiria il testo del segreto chiuso in una busta.
Quest’ultimo lo chiude in un’altra busta che conserva in cassaforte.
Non si sa se al Vescovo sia
stata concessa facoltà, dalla stessa Lucia, di leggere e rendere noto il
segreto. Da alcune testimonianze raccolte, sembrerebbe di sì; sarebbe stato lo
stesso Vescovo a rinunciare a tale facoltà. Purtroppo, quando si parla di
Fatima, le testimonianze sono sempre così incerte e contraddittorie da assumere
meno valore dei pettegolezzi di quartiere.
Dal mio punto di vista, fondato
su tutti gli imbrogli smascherati in questa lunga chiacchierata di molti mesi,
il vescovo di Leiria conosceva benissimo il testo di suor Lucia, per averlo
concordato con lei, almeno nei suoi tratti essenziali. Non direttamente, ovvio,
ma tramite i vari sacerdoti/confessori che facevano da intermediari.Tutto il
resto è pura sceneggiata.
Quale sarebbe stato allora il
motivo della sceneggiata? Potrei fare diverse ipotesi.
Forse, con questo mistero, si
vuole apporre una sospensiva finale ad una storia che comincia ad essere
percepita come superstizione popolare.
O forse, tenendo nascosto un
presunto messaggio della Madonna, si vogliono smentire le voci di complotto, avallate
dalla diffidenza dello stesso Papa. Come dire: “Vedete che non si tratta di
imbroglio? Come può essere un imbroglio un segreto che neanche il Vescovo
conosce?”.
Ancora più verosimilmente, non
si può escludere che il segreto contenga chissà cosa, da gestire a livello
locale (magari la promessa di qualche “manifestazione”; un po’ quello che oggi
avviene a Medjugorje), e che poi venga cambiato in fretta e furia quando il
testo viene inaspettatamente richiesto da Roma.
Non dimentichiamo che c’è da
aspettarsi di tutto da questa gente priva di scrupoli, che arriva perfino a
proclamare che il Signore partecipa attivamente alla competizione elettorale,
caldeggiando l’elezione del dittatore Salazar, suo prescelto (cfr. La prova della truffa politica).
Per inciso, il patriarca del
Portogallo dal 1929 al 1973, il Cardinale Manuel Cerejeira, era amico intimo di
Salazar, Capo del Governo dal 1932 al 1968. Come ebbe a scrivere lo stesso
Cardinale:
Ci siamo conosciuti alla scuola
di Legge quando, essendo già stato ordinato sacerdote (nel 1911), ho iniziato
nello stesso tempo i corsi di teologia. Ma Salazar ed io, uniti da paterna
amicizia, abbiamo deciso di vivere democraticamente, come usavamo dire per
intendere “in comunità”, dividendo le spese di casa tra di noi. Abbiamo vissuto
insieme dal 1915 al 1928 in Rua dos Grilos, in un vecchio palazzo risalente al
tempo di Pombal.
In una stretta simbiosi tra
Chiesa e governo, nata da una convivenza di tredici anni tra i due massimi
rappresentanti portoghesi della politica e della religione, va ricercato il
motivo che spieghi come mai siano passati due mesi dalla richiesta del segreto
da parte del Vaticano, tramite il nunzio apostolico a Lisbona (fine 1956/inizio
1957), alla sua consegna allo stesso nunzio ai primi di marzo 1957. E,
successivamente, la busta col segreto arriva a Roma il 16 aprile 1957. Perché
questo ulteriore ed incomprensibile ritardo? Quasi quattro mesi per obbedire a
un semplicissimo ordine del Vaticano!
Domande destinate a restare
senza esplicita risposta ma che, in un certo senso, una risposta ce l’hanno:
non tutto fila liscio come dovrebbe e il ritardo è provocato da manovre rimaste
oscure, probabilmente volte a cambiare il testo.
Avrebbero così ragione coloro
che sostengono con insistenza che esiste un segreto non rivelato, oltre a
quello pubblicato. Il fatto è che costoro avrebbero colto degli indizi, ma
sarebbero stati incapaci di indagare fino in fondo, così come sono stati
incapaci di spiegare come mai il segreto rivelato nel 2000, il presunto falso, appare
anch’esso scritto con la calligrafia di suor Lucia.
Se la tesi è corretta, il terzo segreto, quello custodito dal
vescovo portoghese, è stato sostituito in fretta e furia con un quarto segreto
(riscritto pure da Lucia), il cui testo insulso è stato reso noto nel 2000.
E’ solo un’ipotesi, è vero! Ma
ci sono molti indizi a suo favore e, peraltro, essa ricondurrebbe l’imbroglio
laddove il complotto è nato, anziché trasferirlo sul Vaticano, con la
conseguenza di far apparire bugiardi e disobbedienti ai dettami della Madonna
tutti i Papi (eccetto Woytjla), da Pio XII in poi.
Ricordiamoci, ogni tanto, del
rasoio di Occam! Perché mai la parola di Lucia dovrebbe valere molto di più di
quella di una serie di pontefici? Che ne facciamo di tutte le dimostrazioni che
questa suora è una pazza bugiarda?
Pensatela come vi pare, ma è
certo che il segreto non è inizialmente destinato a Roma, bensì alla Chiesa
locale. Tuttavia, poiché circola voce che nel 1960 esso sarà rivelato, il
Vaticano interviene nel 1957, avocando a sé ogni decisione e scombussolando i
piani dei complottisti. Sembra che Pio XII, papa dell’epoca, non si prenda
neanche la briga di leggerlo, ma lo mandi direttamente in archivio. Un gesto
plateale che conferma inequivocabilmente la sua già dichiarata avversione verso
suor Lucia e i suoi complici.
Evidentemente, quello che
interessa a lui è di non permettere che venga perpetuata una truffa che solo il
bigottismo e la superstizione popolare impediscono di vedere.
Del segreto non gliene può
frega’ de meno! Può pure essere che l’abbia letto, ma abbia preferito far
credere il contrario proprio per dare maggiore consistenza al suo atteggiamento
di scetticismo.
Ha scritto l’Osservatore Romano
il 13 maggio 1977, all’epoca di Paolo VI: “Molti continuano a parlare di un
segreto di Fatima. La Chiesa non incoraggia ipotesi sensazionali, ma ci invita,
piuttosto, ad accettare ogni ammonimento, in ogni circostanza, a tornare
a Dio, al Vangelo e all’amore fraterno”. Molto significativi quel “piuttosto”
e quell’invito a “tornare a Dio ed al Vangelo”; evidentemente, le
“ipotesi sensazionali” ce ne hanno allontanato. Sembrano le stesse parole
recenti di papa Francesco.
Ci sarà pure una ragione se
quasi tutti i pontefici, ognuno a modo suo, hanno preso le debite distanze da
quella sciagurata di suor Lucia e dai suoi complici, no?
Nessun commento:
Posta un commento