Tecniche di Nostradamus

venerdì 11 settembre 2015

Fatima: La verità sul quarto segreto

Questo articolo è un po’ lungo, ma non mi sono sentito di spezzarlo per non compromettere il filo della narrazione.
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Dopo il veloce excursus sul terzo segreto, vediamo di chiarire meglio due punti controversi:

1) La trasmissione al Vaticano del segreto (questo articolo).
2) La data fissata per la rivelazione, nel 1960 (prossimo articolo).

Abbiamo già visto che Lucia fa pervenire al vescovo di Leiria il testo del segreto chiuso in una busta. Quest’ultimo lo chiude in un’altra busta che conserva in cassaforte.
Non si sa se al Vescovo sia stata concessa facoltà, dalla stessa Lucia, di leggere e rendere noto il segreto. Da alcune testimonianze raccolte, sembrerebbe di sì; sarebbe stato lo stesso Vescovo a rinunciare a tale facoltà. Purtroppo, quando si parla di Fatima, le testimonianze sono sempre così incerte e contraddittorie da assumere meno valore dei pettegolezzi di quartiere.
Dal mio punto di vista, fondato su tutti gli imbrogli smascherati in questa lunga chiacchierata di molti mesi, il vescovo di Leiria conosceva benissimo il testo di suor Lucia, per averlo concordato con lei, almeno nei suoi tratti essenziali. Non direttamente, ovvio, ma tramite i vari sacerdoti/confessori che facevano da intermediari.Tutto il resto è pura sceneggiata.

Quale sarebbe stato allora il motivo della sceneggiata? Potrei fare diverse ipotesi.
Forse, con questo mistero, si vuole apporre una sospensiva finale ad una storia che comincia ad essere percepita come superstizione popolare.
O forse, tenendo nascosto un presunto messaggio della Madonna, si vogliono smentire le voci di complotto, avallate dalla diffidenza dello stesso Papa. Come dire: “Vedete che non si tratta di imbroglio? Come può essere un imbroglio un segreto che neanche il Vescovo conosce?”.
Ancora più verosimilmente, non si può escludere che il segreto contenga chissà cosa, da gestire a livello locale (magari la promessa di qualche “manifestazione”; un po’ quello che oggi avviene a Medjugorje), e che poi venga cambiato in fretta e furia quando il testo viene inaspettatamente richiesto da Roma.
Non dimentichiamo che c’è da aspettarsi di tutto da questa gente priva di scrupoli, che arriva perfino a proclamare che il Signore partecipa attivamente alla competizione elettorale, caldeggiando l’elezione del dittatore Salazar, suo prescelto (cfr. La prova della truffa politica).
Per inciso, il patriarca del Portogallo dal 1929 al 1973, il Cardinale Manuel Cerejeira, era amico intimo di Salazar, Capo del Governo dal 1932 al 1968. Come ebbe a scrivere lo stesso Cardinale:

Ci siamo conosciuti alla scuola di Legge quando, essendo già stato ordinato sacerdote (nel 1911), ho iniziato nello stesso tempo i corsi di teologia. Ma Salazar ed io, uniti da paterna amicizia, abbiamo deciso di vivere democraticamente, come usavamo dire per intendere “in comunità”, dividendo le spese di casa tra di noi. Abbiamo vissuto insieme dal 1915 al 1928 in Rua dos Grilos, in un vecchio palazzo risalente al tempo di Pombal.

In una stretta simbiosi tra Chiesa e governo, nata da una convivenza di tredici anni tra i due massimi rappresentanti portoghesi della politica e della religione, va ricercato il motivo che spieghi come mai siano passati due mesi dalla richiesta del segreto da parte del Vaticano, tramite il nunzio apostolico a Lisbona (fine 1956/inizio 1957), alla sua consegna allo stesso nunzio ai primi di marzo 1957. E, successivamente, la busta col segreto arriva a Roma il 16 aprile 1957. Perché questo ulteriore ed incomprensibile ritardo? Quasi quattro mesi per obbedire a un semplicissimo ordine del Vaticano!
Domande destinate a restare senza esplicita risposta ma che, in un certo senso, una risposta ce l’hanno: non tutto fila liscio come dovrebbe e il ritardo è provocato da manovre rimaste oscure, probabilmente volte a cambiare il testo.
Avrebbero così ragione coloro che sostengono con insistenza che esiste un segreto non rivelato, oltre a quello pubblicato. Il fatto è che costoro avrebbero colto degli indizi, ma sarebbero stati incapaci di indagare fino in fondo, così come sono stati incapaci di spiegare come mai il segreto rivelato nel 2000, il presunto falso, appare anch’esso scritto con la calligrafia di suor Lucia.
Se la tesi è corretta,  il terzo segreto, quello custodito dal vescovo portoghese, è stato sostituito in fretta e furia con un quarto segreto (riscritto pure da Lucia), il cui testo insulso è stato reso noto nel 2000.

E’ solo un’ipotesi, è vero! Ma ci sono molti indizi a suo favore e, peraltro, essa ricondurrebbe l’imbroglio laddove il complotto è nato, anziché trasferirlo sul Vaticano, con la conseguenza di far apparire bugiardi e disobbedienti ai dettami della Madonna tutti i Papi (eccetto Woytjla), da Pio XII in poi.
Ricordiamoci, ogni tanto, del rasoio di Occam! Perché mai la parola di Lucia dovrebbe valere molto di più di quella di una serie di pontefici? Che ne facciamo di tutte le dimostrazioni che questa suora è una pazza bugiarda?

Pensatela come vi pare, ma è certo che il segreto non è inizialmente destinato a Roma, bensì alla Chiesa locale. Tuttavia, poiché circola voce che nel 1960 esso sarà rivelato, il Vaticano interviene nel 1957, avocando a sé ogni decisione e scombussolando i piani dei complottisti. Sembra che Pio XII, papa dell’epoca, non si prenda neanche la briga di leggerlo, ma lo mandi direttamente in archivio. Un gesto plateale che conferma inequivocabilmente la sua già dichiarata avversione verso suor Lucia e i suoi complici.
Evidentemente, quello che interessa a lui è di non permettere che venga perpetuata una truffa che solo il bigottismo e la superstizione popolare impediscono di vedere.
Del segreto non gliene può frega’ de meno! Può pure essere che l’abbia letto, ma abbia preferito far credere il contrario proprio per dare maggiore consistenza al suo atteggiamento di scetticismo.

Ha scritto l’Osservatore Romano il 13 maggio 1977, all’epoca di Paolo VI: “Molti continuano a parlare di un segreto di Fatima. La Chiesa non incoraggia ipotesi sensazionali, ma ci invita, piuttosto, ad accettare ogni ammonimento, in ogni circostanza, a tornare a Dio, al Vangelo e all’amore fraterno”. Molto significativi quel “piuttosto” e quell’invito a “tornare a Dio ed al Vangelo”; evidentemente, le “ipotesi sensazionali” ce ne hanno allontanato. Sembrano le stesse parole recenti di papa Francesco.
Ci sarà pure una ragione se quasi tutti i pontefici, ognuno a modo suo, hanno preso le debite distanze da quella sciagurata di suor Lucia e dai suoi complici, no?


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