Tecniche di Nostradamus

venerdì 18 settembre 2015

Domus Morozzo: ultimo atto.

Abbiamo parlato della lapide di Villa Vittoria, nota anche come Domus Morozzo, e del presunto crittogramma in essa contenuto.
Credo che tutti i cultori di Nostradamus ne siano a conoscenza, anche grazie a due noti interpreti, Boscolo e Ramotti, i quali hanno diffuso l’idea che essa celi la chiave di decifrazione delle centurie (neanche a dirlo, la funzione di questa chiave è diversa per ciascuno di loro).

Non entro nel merito delle loro affermazioni, dal momento che chiunque legga questo blog sa benissimo che non posso che dissentire. Il codice di Nostradamus è assai più complesso e, in linea di principio, possiamo dire che la chiave di ordinamento delle quartine sta nelle lettere delle frasi in latino, mentre la chiave interpretativa sta nelle tecniche cabalistiche; i risultati concreti ai quali queste due chiavi primarie hanno condotto ne fanno testimonianza.

Sappiamo, però, che esistono anche chiavi accessorie relative ad enigmi minori di Nostradamus (ho spesso parlato di un mazzo di chiavi), e la lapide potrebbe teoricamente essere una di esse. Senonché… non esiste una lapide, ma due; e questo non è generalmente noto.




Non ci vuole molto per vedere, a una semplice occhiata, che si tratta di due lapidi diverse. A confermarlo, qualora ce ne fosse bisogno, concorrono due caratteristiche specifiche: la prima lapide riporta le parole “ON IL HA”, mentre la seconda riporta “ON IL IIA”; sulla “H” di “MHONORE” della prima lapide manca l’accento circonflesso presente nella seconda. Ovviamente, poiché “HA” contiene una lettera in meno rispetto a “IIA”, il testo della prima lapide è spostato quasi integralmente di una posizione a sinistra rispetto alla seconda. Perciò, nell’eventualità che qualcuno prendesse la prima lapide come base per la sua attività di decodifica, oltre a leggere “HA” invece di “II”,  leggerebbe anche uno spazio al posto di una A; una L al posto di uno spazio; una E al posto di una L; e così via.

HA LE PARADIS
IIA LE PARADIS

Questo errore è stato effettivamente fatto e vi lascio immaginare la validità delle conclusioni, dal momento che si dà ormai per certo che la prima lapide sia una riproduzione errata; nello stesso tempo, resta dubbia la natura della seconda. Sarebbe perciò interessante che in TV, ad una rivista, in una conferenza, venisse mostrato l’originale, se esiste, e non la sua presunta fotografia o, peggio, la fotografia di una sua riproduzione. Chissà! Forse dovremmo  interessare la trasmissione RAI “Chi l’ha visto”.
Fino a prova contraria, le chiacchiere di coloro che l’hanno vista, che l’hanno fotografata, che addirittura la custodiscono, etc. restano chiacchiere, vista la confusione che regna intorno a quest’oggetto.

Per la cronaca, l’origine della prima lapide è dovuta a un certo Corrado Pagliani, in un articolo comparso nella rivista “Torino” di gennaio 1934, contenente una errata riproduzione di una precedente foto. La seconda lapide appare invece nel libro di Giuditta Dembech “Torino, città magica” del 1978. Quella divulgata nel 1972 da Renucio Boscolo nel libro “Centurie e presagi di Nostradamus” è uguale all’errato disegno di Pagliani del 1934. Immagino che lo stesso Boscolo abbia poi modificato la sua posizione, dal momento che in rete esistono foto che lo ritraggono con la seconda lapide (non mi è chiaro se si tratta dell’originale o di una ripoduzione).

Capirete che, finché mi trovo alle prese con tutte queste perplessità, da ricercatore sono autorizzato a dubitare della reale esistenza della lapide o, quantomeno, della sua vera provenienza. Su queste cose non c’è da meravigliarsi di nulla.
Il mio non è un malevolo pensiero gratuito, ma un interrogativo obbligato che qualsiasi ricercatore serio si deve porre in assenza di assoluta chiarezza. Proprio perché credo nell’assoluta inderogabilità di questo principio, quando ho mostrato la riproduzione dell’astrolabio di Nostradamus, ho dato indicazioni precise e documentate sulla sua storia, sulla sua provenienza e sul Museo nel quale l’originale è custodito (cfr. “L’ultima chiave di Nostradamus”).
L’incertezza sull’autenticità della lapide è una delle ragioni, forse la principale, per le quali non mi sento motivato a cimentarmi a fondo con i tentativi di decifrazione. 

2 commenti:

  1. Issix --> può essere una chiave?

    ISS6 dove 6 è SIX ---> può avere qualcosa a che fare con "ICI"

    non lo so probabilmente sono stupidaggini.

    Non è bello però che l'autore del Blog nelle sue opinioni parli di "illuminati che si attaccano a qualsiasi cosa che non sia chiara" altrimenti qualunque poliziotto che indaga, o qualunque persona si ponga delle domande sarebbe un illuminato , compreso chi ha aperto il blog.

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  2. Fermo restando il suo diritto alle libere opinioni (ma anche il diritto alle mie), sarebbe altresì bello che, riportando le frasi altrui, le si trascrivessero con esattezza, altrimenti esse acquistano tutto un altro sapore.
    La frase che a lei non è piaciuta è stata da me scritta su Facebook (a beneficio di chi legge qui senza capire la sua osservazione) con riferimento alla DOPPIA LAPIDE, a dimostrazione che, in materia di misteri, la gente spesso crede a tutto, senza verificare come stanno veramente le cose. La critica, dunque, è rivolta a chi NON si fa delle domande e non a chi se le fa. Esattamente il contrario di ciò che ha capito lei.

    Ecco la frase corretta inserita, ripeto, come introduzione all'articolo sulla doppia lapide:

    Quando i pesci abboccano!
    Ovvero, per un mistero che merita di essere studiato, ce ne sono cento che sono delle semplici "sole".
    Nella realtà, invece, gli amanti dei misteri si attaccano a qualsiasi cosa che non sia chiara, perché così possono giocare a fare gli "illuminati".






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