Restano da esaminare le singole lettere del testo e qui,
sempre ammesso che non si tratti di una burla, la mano del crittografo è ancora
più evidente.
In caso diverso, nessuno avrebbe mai scritto “HA” di “ON IL HA” con l’acca,
e men che mai lo avrebbe fatto su una lapide; identico ragionamento se, in
alternativa a “ON IL HA” (opinione prevalente tra coloro che si sono occupati
della lapide), si abbia l’ugualmente errato “ON IL IIA”, con l’eccesso di una
“I” ed accettando che l’altra sia sostitutiva di una “Y”1.
Dell’assenza di una “P” in “m’apelle” abbiamo già detto.
Forse, nuova ipotesi, la suddivisione in due parole “ma pelle” ha proprio lo
scopo di giustificare la soppressione di una “p” (in eccesso ai fini della cifratura)
nella parola “pelle”. Quest’ipotesi indebolirebbe la tesi dell’incolonnamento
tabellare, ma sembra incoerente con l’apparente trascuratezza grammaticale
delle altre parti del testo: che importanza avrebbe un errore in più o in meno?
Perché mai il crittografo avrebbe dovuto far ricorso a un errore per
nasconderne un altro?
La parola “HNTIERE” non esiste; al crittografo serviva
evidentemente una “H”.
La parola “ON” di “ON IL IIA” avrebbe richiesto una “U” al
posto della “N”.
Per un crittografo, l’esigenza di disporre di alcune
lettere anziché di altre è perfettamente normale. E’ complesso spiegarlo ai non
addetti ai lavori, ma vi assicuro che la questione è fondamentale.
Purtroppo, nel campo della crittografia alfabetica, i
possibili sistemi sono tanti e, per chi volesse eventualmente approfondire, non
posso che rinviare a un qualsiasi testo specialistico; per qualche esempio, si
può consultare anche il mio libro “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il
Graal”. Per completezza, prendiamo nota anche del numero delle lettere di
ciascuna riga: 12 – 13 – 17 – 20 – 21 – 22 - 19 nella versione invertita della
lapide; la successione inversa, ovviamente, seguendo il testo originale.
Nel lasciare aperta la questione, concludo dicendo che non
esistono vie facili per tradurre in chiaro un testo cifrato soprattutto quando,
come nel nostro caso, si ignora il contesto nel quale esso si inserisce. Chi ha
visto il film “The imitation game” può averne qualche idea.
Gli studi più interessanti sulla crittografia sono stati
concepiti nel rinascimento. Molte opere cifrate di quell’epoca sono tuttora
impenetrabili o, comunque, irrisolvibili con soluzioni semplicistiche o
approssimative. La crittografia, antica e moderna, offre soluzioni certe,
obiettive ed inequivocabili che non lasciano spazio ad alcuna incertezza. Le
tecniche di cifratura possono essere più o meno difficili, ma si prestano
sempre a una decodifica univoca e definitiva, permettendo così di riconoscere
immediatamente le soluzioni corrette e quelle sbagliate.
Bisogna conseguentemente dedurre che alla base di ogni
corretta soluzione “deve” esistere una chiave in grado di spiegare tutte le
sfumature e le artificiosità del testo occulto, nessuna esclusa. Se il
codificatore ha adottato degli accorgimenti, non si può far finta che alcuni di
essi non esistano, solo per il piacere di impostare una personale lettura.
Per quanto mi riguarda, vera o falsa che sia la lapide, il
lavoro che ho esposto qui è assai simile a quello che, di solito, mi aiuta a
risolvere gli enigmi di Nostradamus. E’ quello di un investigatore che attacca
decine e decine di post-it su una lavagna, finché non riesce a individuare quei
due o tre che fanno realmente al caso suo, spesso dopo settimane o mesi, o
perfino senza risultato soddisfacente. Sono del parere che sia molto meglio
cercare senza successo, piuttosto che ingannare se stessi prima ancora che gli
altri, come avviene normalmente con l’interpretazione delle quartine.
Il prossimo argomento ci vedrà occupati con un’altra
lapide che, diversamente da quella di Villa Vittoria, è legata sicuramente alle
Centurie.
Prima, però, voglio fare un’appendice critica a quanto fin
qui trattato, solo per dimostrare come la verifica delle cose porti spesso a
risultati impensabili.
e se le parole o la parola da decifrare fosse posta all'interno delle "i" all'interno della tavola?
RispondiEliminaCioè considerando le lettere all'interno di ogni coppia di "i" e che dunque quella "HA" in realtà è la chiave di decifratura che significherebbe proprio "ii"
ici ---> c
"HA" e "IIA" formeranno l'oggetto principale del prossimo post.
RispondiElimina