Dopo l’attentato del 1981, Papa
Giovanni Paolo II si fa portare la busta all’ospedale Gemelli e rilegge il
terzo segreto, che probabilmente ha già letto in precedenza. Contrariamente a
tutti i suoi predecessori, presta fede a Lucia per il semplice fatto che il
giorno dell’attentato, il 13 maggio, coincide col giorno della prima
apparizione di Fatima.
Ritiene perciò che il segreto
riguardi lui e che l’attentato costituisca la realizzazione della profezia
della sua uccisione [1]; profezia che però non
si realizza, perché la mano della Madonna, ritiene sempre Woytjla, ha deviato
la pallottola mortale. Potenza dell’autosuggestione, che fa vedere una profezia
contemporaneamente realizzata ed irrealizzata; un po’ come il gatto di
Schroedinger, vivo e morto allo stesso tempo.
Fermamente convinto della
connessione tra la profezia e l’attentato subìto, il papa fa perfino
incastonare nella corona della statua della Madonna di Fatima una delle pallottole
sparategli dall’attentatore Ali Agca.
Quest’ultimo, a sua volta,
contribuisce ad accrescere la confusione e l’esaltazione, spacciandosi come
mano divina inviata per realizzare la profezia del terzo segreto! Il papa lo va
a trovare in carcere ed è logico pensare che ne parlino.
Per fortuna, qualcuno induce Woytjla a “darsi una calmata”; bisogna infatti attendere il 2000, quasi 20 anni
dopo, perché il segreto venga reso pubblico, accompagnato da un commento del
Card. Ratzinger che, in qualità di custode della fede (essendo il prefetto
della Congregazione per la dottrina della fede), lo avalla nella forma ma lo
smentisce nella sostanza, con uno di quei virtuosismi dialettici di cui la
Chiesa è maestra (verificheremo come). Insomma, di fronte a un’opinione
pubblica mondiale la cui pressione è diventata insostenibile e di fronte alla
volontà del Papa, Ratzinger chiude la faccenda come meglio può.
A mio modesto parere, date le
circostanze ed escludendo la pubblica ammissione dell’inganno, non avrebbe
potuto fare di più e di meglio. Costretto a ridimensionare l’esaltazione dello
stesso Papa, si rivela un gigante, l’unica testa pensante in un oceano di
fatimisti impazziti.
A questo punto, la storia del
terzo segreto è abbastanza ben delineata nei suoi aspetti generali. Solo gli
immotivati sensazionalismi di alcuni, complici volontari o involontari dei
grossolani imbrogli che hanno caratterizzato l’intera vicenda di Fatima, giustificano la tesi secondo la quale il testo
pubblicato sarebbe un falso, volto a nascondere chissà quale rivelazione
apocalittica.
La verità è che, assai
“terrenamente”, da una parte c’è una combriccola portoghese che si è
intrappolata da sola nelle proprie menzogne; dall’altra ci sono invece i
vertici del Vaticano, o parte di essi, costretti a gestire alla bell’e meglio
una situazione ingestibile, pur di evitare la confessione della truffa
perpetrata ai danni dei cattolici.
1
Come vedremo, il terzo segreto contiene la predizione dell’uccisione di un
papa; per l’esattezza, di un vescovo vestito di bianco.
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