Tecniche di Nostradamus

sabato 24 ottobre 2015

Fatima: superstizione e pregiudizi

L’arbitrario presupposto dei fatimisti, come ho detto nei post precedenti, è che Lucia non abbia mentito.
Mi domando come si possano contrabbandare per inchieste le proprie convinzioni, senza mettere in discussione, almeno un po’, l’attendibilità della veggente. Dubitare della veridicità dei fatti inconsueti dovrebbe essere la regola aurea di qualsiasi serio investigatore. La convinzione della loro autenticità può essere eventualmente un punto di arrivo, ma non certamente un punto di partenza.

Guardate invece cosa scrive il solito Socci a pag. 163 del libro “Il quarto segreto di Fatima”, con riferimento al “segreto”:

“Locuzioni astruse”, le liquidò così Giovanni XXIII. Era un modo furbesco per non dire che – semplicemente – a lui quelle parole della Madonna non piacevano, lo infastidivano, probabilmente lo impaurivano, disturbavano il suo beato ottimismo sulle magnifiche sorti e progressive. [non si tratta di mio errore; è scritto proprio così: “disturbavano il suo beato ottimismo sulle magnifiche sorti e progressive” (??)].

Tante arroganti e contorte supposizioni sui “fastidi” di Giovanni XXIII, pur di non prendere in considerazione l’idea che non si trattasse di parole della Madonna, bensì di parole di Lucia, lette da Giovanni XXIII nella loro giusta luce. Tutto viene distorto ed addomesticato (e Socci non è l’unico) pur di difendere pregiudizialmente le demenziali affermazioni di una suora disturbata di mente. Paradossalmente si abbandona ogni cautela laddove, invece, il rigore investigativo dovrebbe farsi più forte!

Personalmente, di fronte a questo quadro fantastico e poco esaltante, di fronte a queste assurde scempiaggini, di fronte a queste irrazionali prese di posizione di principio, ho sostenuto la tesi di tutta una serie di pontefici costretti a fare buon viso a cattivo gioco, pur di non smentire la Chiesa portoghese e l’iniziale atteggiamento compiacente della stessa Chiesa di Roma. Il loro imbarazzo e le loro titubanze troverebbero in questo forte condizionamento una spiegazione molto più naturale di quella che li vede dei bugiardi, rinnegatori della Madonna, violentatori della volontà del Cielo, occultatori di segreti apocalittici. Anche a volermi tappare occhi e orecchie di fronte a tutto il resto, e non so come potrei fare, a me viene davvero difficile capire perché mai così tanti papi avrebbero dovuto nascondere un segreto divino, contravvenendo alla volontà della Madonna.
Contrariamente alle cervellotiche ed illogiche ricostruzioni di coloro che, inquinando la loro fede cristiana con la fede in Lucia, danno pregiudizialmente per scontata l’attendibilità della suora a scapito di quella dei pontefici, la mia tesi, che come avete fin qui visto ho ampiamente argomentato, mette a posto tutti i tasselli, soprattutto quelli logici e di buon senso, spiegando con grande naturalezza che, tenendo nascosto il terzo segreto, i vari papi cercavano solo di non  commettere l’errore poi commesso da Giovanni Paolo II: quello, cioè, di divulgare e sostenere un testo insulso scritto da una suora millantatrice, col risultato di rendersi ridicoli. I fatti hanno dato loro ragione, tanto è vero che, non essendo risultata totalmente convincente la rivelazione del 2000 (ma solo perché è lo scritto di Lucia a non essere convincente), ancora oggi molti preferiscono credere che il segreto rivelato non sia quello autentico o ne sia solo una parte.

Di fatto, quando Woytjla ha voluto rompere il silenzio, è toccato all’allora Card. Ratzinger tentare di arginare i danni, con una formulazione che non avallasse le blasfemie di Suor Lucia ma che, contemporaneamente, non le denunciasse. Egli sapeva bene che da Fatima non è mai arrivata neanche una fievole eco del vero spirito cristiano, ma non poteva dirlo. Non è difficile immaginare il danno che ne sarebbe derivato alla Chiesa e le ripercussioni che la rivelazione dell’imbroglio avrebbe prodotto sul mondo cattolico!
Vediamo prima il segreto e poi gli artifici ai quali Ratzinger ha fatto ricorso per non scivolare sugli specchi, riuscendoci solo in parte. 

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