L’arbitrario presupposto dei
fatimisti, come ho detto nei post precedenti, è che Lucia non abbia mentito.
Mi domando come si possano
contrabbandare per inchieste le proprie convinzioni, senza mettere in
discussione, almeno un po’, l’attendibilità della veggente. Dubitare della
veridicità dei fatti inconsueti dovrebbe essere la regola aurea di qualsiasi
serio investigatore. La convinzione della loro autenticità può essere eventualmente
un punto di arrivo, ma non certamente un punto di partenza.
Guardate invece cosa scrive il
solito Socci a pag. 163 del libro “Il quarto segreto di Fatima”, con
riferimento al “segreto”:
“Locuzioni astruse”, le liquidò
così Giovanni XXIII. Era un modo furbesco per non dire che – semplicemente – a
lui quelle parole della Madonna non piacevano, lo infastidivano, probabilmente
lo impaurivano, disturbavano il suo beato ottimismo sulle magnifiche sorti e
progressive. [non si tratta di mio errore; è scritto proprio così:
“disturbavano il suo beato ottimismo sulle magnifiche sorti e progressive”
(??)].
Tante arroganti e contorte
supposizioni sui “fastidi” di Giovanni XXIII, pur di non prendere in
considerazione l’idea che non si trattasse di parole della Madonna, bensì di
parole di Lucia, lette da Giovanni XXIII nella loro giusta luce. Tutto viene
distorto ed addomesticato (e Socci non è l’unico) pur di difendere
pregiudizialmente le demenziali affermazioni di una suora disturbata di mente.
Paradossalmente si abbandona ogni cautela laddove, invece, il rigore
investigativo dovrebbe farsi più forte!
Personalmente, di fronte a
questo quadro fantastico e poco esaltante, di fronte a queste assurde
scempiaggini, di fronte a queste irrazionali prese di posizione di principio,
ho sostenuto la tesi di tutta una serie di pontefici costretti a fare buon viso
a cattivo gioco, pur di non smentire la Chiesa portoghese e l’iniziale
atteggiamento compiacente della stessa Chiesa di Roma. Il loro imbarazzo e le
loro titubanze troverebbero in questo forte condizionamento una spiegazione
molto più naturale di quella che li vede dei bugiardi, rinnegatori della
Madonna, violentatori della volontà del Cielo, occultatori di segreti
apocalittici. Anche a volermi tappare occhi e orecchie di fronte a tutto il
resto, e non so come potrei fare, a me viene davvero difficile capire perché
mai così tanti papi avrebbero dovuto nascondere un segreto divino,
contravvenendo alla volontà della Madonna.
Contrariamente alle
cervellotiche ed illogiche ricostruzioni di coloro che, inquinando la loro fede
cristiana con la fede in Lucia, danno pregiudizialmente per scontata
l’attendibilità della suora a scapito di quella dei pontefici, la mia tesi, che
come avete fin qui visto ho ampiamente argomentato, mette a posto tutti i
tasselli, soprattutto quelli logici e di buon senso, spiegando con grande
naturalezza che, tenendo nascosto il terzo segreto, i vari papi cercavano solo
di non commettere l’errore poi commesso
da Giovanni Paolo II: quello, cioè, di divulgare e sostenere un testo insulso
scritto da una suora millantatrice, col risultato di rendersi ridicoli. I fatti
hanno dato loro ragione, tanto è vero che, non essendo risultata totalmente
convincente la rivelazione del 2000 (ma solo perché è lo scritto di Lucia a non
essere convincente), ancora oggi molti preferiscono credere che il segreto
rivelato non sia quello autentico o ne sia solo una parte.
Di fatto, quando Woytjla ha
voluto rompere il silenzio, è toccato all’allora Card. Ratzinger tentare di
arginare i danni, con una formulazione che non avallasse le blasfemie di Suor
Lucia ma che, contemporaneamente, non le denunciasse. Egli sapeva bene che da
Fatima non è mai arrivata neanche una fievole eco del vero spirito cristiano,
ma non poteva dirlo. Non è difficile immaginare il danno che ne sarebbe
derivato alla Chiesa e le ripercussioni che la rivelazione dell’imbroglio
avrebbe prodotto sul mondo cattolico!
Vediamo prima il segreto e poi
gli artifici ai quali Ratzinger ha fatto ricorso per non scivolare sugli
specchi, riuscendoci solo in parte.
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