La prima cosa che “balza all’occhio” (si fa per dire,
visto che nessuno l’ha mai fatto notare prima) è l’assenza di una “T” nel nome
del defunto: “Nosradamus” anziché “Nostradamus”.
Errore? Pensatelo pure, se volete darvi una spiegazione
così semplice. Personalmente, nelle Centurie non ho mai riscontrato un errore
che non fosse finalizzato a uno scopo preciso. E poi, guarda caso, questa
anomalia appare in un testo ricco anche di altre anomalie.
La questione della “T”, peraltro, non è nuova. La si
riscontra anche nella prima edizione delle Centurie, quella di Macé Bonhomme
del 1555, che contiene solo l’epistola al figlio Cesare e le prime 353
quartine. Ebbene, sia la prima lettera alfabetica dell’epistola che quelle
iniziali di ciascuna Centuria sono rappresentate da una vignetta, nell’ordine
di seguito riprodotto.
Leggendo all’inverso, viene fuori la parola latina
“CAVET”, il cui infinito è “CAVERE = ATTENZIONE! EVITARE”.
Tutti conosciamo l’imperativo “CAVE” dalla nota
espressione “cave canem = attento al cane; evita il cane”.
Può essere che, con le lettere delle vignette, Nostradamus
abbia voluto suggerire di scartare o di prestare attenzione alle “T”, scrivendo
“CAVE T”?
Se così fosse, l’omissione della “T” nel nome
dell’epitaffio sarebbe semplicemente la conferma del paritcolare ruolo delle
“T” suggerito dalle vignette.
Resta il problema di capire a cosa tale suggerimento debba
essere applicato. Escludendo che esso si riferisca all’algoritmo di ordinamento
delle quartine, che risponde a ben altri principi, devo dedurre che riguardi la
loro interpretazione.
A questo scopo, finora abbiamo fatto ricorso alle tecniche
cabalistiche; in particolare, alle conversioni numeriche (Gematriah), agli
acrostici (Notarikon) ed agli anagrammi (Temurah). E’ probabile che esista
anche qualcosa di più rilevante, ancora da scoprire, legato al conteggio o alla
posizione delle lettere “T” disseminate tra i versi
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