Esaurita la trattazione del
Graal nella tradizione di San Lorenzo, resta da vedere come questa versione dei
fatti si possa conciliare con altre forme di Graal portate avanti dalla parte
più seria della letteratura.
A mio parere, se facciamo una
sintetica storia di come la leggenda si sia evoluta nel tempo, già da prima della
sua formalizzazione nei romanzi medievali, non emerge alcuna contraddizione.
Molti indizi fanno ritenere che
il Graal sia una derivazione di un
primitivo rituale iniziatico che celebra le origini della vita[1],
una esaltazione del mito della fertilità. Ho già accennato (Graal: storia e mito (18) – nota 1) al significato originale della coppa, intesa come utero
materno che raccoglie il liquido seminale; tale significato si sarebbe poi
evoluto fino a simboleggiare il corpo umano, contenitore dello spirito, che
viene sublimato dall’esperienza mistica nella quale la vita fisica si riduce a
semplice riflesso di un ineffabile principio divino (Graal: storia e mito - 14).
Avendovi fatto riferimento
diverse volte, ricordo che anche il viaggio iniziatico di Dante passa
attraverso l’ingresso e l’uscita dall’inferno, cavità uterina a froma di coppa
che, come la caverna di Alì Baba, allude alla gestazione e alla nascita
dell’uomo spirituale (Graal: storia e mito – 17).
Il mito del Graal nasce con
Adamo al quale, secondo un’antica leggenda, venne consegnata una coppa
intagliata nella pietra caduta dalla corona di Lucifero. Dopo la sua caduta, il
figlio Seth ottenne il permesso di rientrare nel Paradiso terrestre per
recuperare il prezioso vaso e istituire, da qualche parte sulla terra, un
centro spirituale che fosse immagine del Paradiso perduto.[2]
Da quel momento in poi, è tutto
un susseguirsi di leggende che, sovrapponendo l’aspirazione alla vita eterna al
mistero della vita fisica, ripropongono differenti rappresentazioni allegoriche
di un medesimo tema iniziatico che, poi, sarà anche quello di Parzival:
Giuseppe che, da schiavo, diventa governatore dell’Egitto; Ercole e le sue
fatiche; Ulisse e le sue peripezie; Gilgamesh alla ricerca dell’immortalità;
Mosè che vaga nel deserto alla ricerca della terra promessa; Giasone alla
conquista del vello d’oro; e potrei continuare all’infinito.
Malgrado un esito finale non
sempre felice, in tutti i casi vengono raccontate le gesta di un eroe che,
attraverso un percorso irto di ostacoli, tenta di raggiungere un traguardo al
quale solo gli eletti possono aspirare. Questo eroe è anche Alì Baba che trova
il tesoro della caverna, è Pinocchio che da burattino diventa umano[3],
è il principe che sveglia la bella addormentata con un bacio.
La sopravvenuta
cristianizzazione del Graal non ne muta la natura ma, semmai, l’adatta ai tempi
nuovi: i Templari entrano in contatto con sette inizatiche arabe ed ebraiche e
ne assimilano le conoscenze, mescolandole con quelle cristiane di origine.
Questo giustificherebbe le accuse di eresia che ad essi sono state mosse,
sebbene nessuno sappia con esattezza in cosa consistesse tale eresia[4].
Se si accetta questa visione
delle cose, si deve concludere che il Graal non è qui o là. Esso è dappertutto
ove c’è vita; è anche dentro di noi ed ha solo bisogno di essere riconosciuto. Il
Graal splende ovunque esista una dottrina iniziatica di crescita spirituale;
non importa che questa sia una filosofia mistica orientale o un’eresia catara o
una gnosi cristiana. Le vie sono tante ma il Graal, ideale di purezza e
desiderio di eternità, è sempre e solo uno.
FINE
[1]
Su tale aspetto insiste Nostradamus nelle sue Centurie (cfr. il mio
“Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal” – cap. “L’origine della vita”).
Invece, per una disamina incentrata particolarmente sul tema della fertilità,
cfr. “J. L. Weston – Indagine sul Santo Graal”.
[2]
Nessuno ha mai fatto rilevare, in questo episodio di Seth, l’interessante
assimilazione dell’utero materno con la coppa (cavità) e della procreazione con
il ritorno in Paradiso (origine della vita).
Un’antica leggenda ebraica narra che, temendo che un altro figlio
potesse subire la stessa sorte di Abele, Adamo si astenne dall’avere rapporti
con Eva per 130 anni. Solo su ordine di un angelo di Dio si ricongiunse con
lei, generando Seth. Il recupero della coppa da parte di Seth, oltre che al
recupero della vita spirituale, potrebbe alludere proprio al ripristino
dell’attività di procreazione con la nascita dello stesso Seth.
[3]
Sul significato allegorico della trasformazione di Pinocchio, un apprezzamento
particolare va allo scrittore Guido Araldo per alcune sue interessanti
riflessioni espresse su Facebook.
[4]
Un’ipotesi cabalistica è stata formulata in “Graal: storia e mito (4)”.
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