Tecniche di Nostradamus

martedì 14 ottobre 2014

Graal: storia e mito (20)

Esaurita la trattazione del Graal nella tradizione di San Lorenzo, resta da vedere come questa versione dei fatti si possa conciliare con altre forme di Graal portate avanti dalla parte più seria della letteratura.
A mio parere, se facciamo una sintetica storia di come la leggenda si sia evoluta nel tempo, già da prima della sua formalizzazione nei romanzi medievali, non emerge alcuna contraddizione.

Molti indizi fanno ritenere che il Graal sia una derivazione di  un primitivo rituale iniziatico che celebra le origini della vita[1], una esaltazione del mito della fertilità. Ho già accennato (Graal: storia e mito (18) – nota 1) al significato originale della coppa, intesa come utero materno che raccoglie il liquido seminale; tale significato si sarebbe poi evoluto fino a simboleggiare il corpo umano, contenitore dello spirito, che viene sublimato dall’esperienza mistica nella quale la vita fisica si riduce a semplice riflesso di un ineffabile principio divino (Graal: storia e mito - 14).

Avendovi fatto riferimento diverse volte, ricordo che anche il viaggio iniziatico di Dante passa attraverso l’ingresso e l’uscita dall’inferno, cavità uterina a froma di coppa che, come la caverna di Alì Baba, allude alla gestazione e alla nascita dell’uomo spirituale (Graal: storia e mito – 17).


 Il mito del Graal nasce con Adamo al quale, secondo un’antica leggenda, venne consegnata una coppa intagliata nella pietra caduta dalla corona di Lucifero. Dopo la sua caduta, il figlio Seth ottenne il permesso di rientrare nel Paradiso terrestre per recuperare il prezioso vaso e istituire, da qualche parte sulla terra, un centro spirituale che fosse immagine del Paradiso perduto.[2]

Da quel momento in poi, è tutto un susseguirsi di leggende che, sovrapponendo l’aspirazione alla vita eterna al mistero della vita fisica, ripropongono differenti rappresentazioni allegoriche di un medesimo tema iniziatico che, poi, sarà anche quello di Parzival: Giuseppe che, da schiavo, diventa governatore dell’Egitto; Ercole e le sue fatiche; Ulisse e le sue peripezie; Gilgamesh alla ricerca dell’immortalità; Mosè che vaga nel deserto alla ricerca della terra promessa; Giasone alla conquista del vello d’oro; e potrei continuare all’infinito.

Malgrado un esito finale non sempre felice, in tutti i casi vengono raccontate le gesta di un eroe che, attraverso un percorso irto di ostacoli, tenta di raggiungere un traguardo al quale solo gli eletti possono aspirare. Questo eroe è anche Alì Baba che trova il tesoro della caverna, è Pinocchio che da burattino diventa umano[3], è il principe che sveglia la bella addormentata con un bacio.

La sopravvenuta cristianizzazione del Graal non ne muta la natura ma, semmai, l’adatta ai tempi nuovi: i Templari entrano in contatto con sette inizatiche arabe ed ebraiche e ne assimilano le conoscenze, mescolandole con quelle cristiane di origine. Questo giustificherebbe le accuse di eresia che ad essi sono state mosse, sebbene nessuno sappia con esattezza in cosa consistesse tale eresia[4].

Se si accetta questa visione delle cose, si deve concludere che il Graal non è qui o là. Esso è dappertutto ove c’è vita; è anche dentro di noi ed ha solo bisogno di essere riconosciuto. Il Graal splende ovunque esista una dottrina iniziatica di crescita spirituale; non importa che questa sia una filosofia mistica orientale o un’eresia catara o una gnosi cristiana. Le vie sono tante ma il Graal, ideale di purezza e desiderio di eternità, è sempre e solo uno.

FINE



[1] Su tale aspetto insiste Nostradamus nelle sue Centurie (cfr. il mio “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal” – cap. “L’origine della vita”). Invece, per una disamina incentrata particolarmente sul tema della fertilità, cfr. “J. L. Weston – Indagine sul Santo Graal”.
[2] Nessuno ha mai fatto rilevare, in questo episodio di Seth, l’interessante assimilazione dell’utero materno con la coppa (cavità) e della procreazione con il ritorno in Paradiso (origine della vita).  Un’antica leggenda ebraica narra che, temendo che un altro figlio potesse subire la stessa sorte di Abele, Adamo si astenne dall’avere rapporti con Eva per 130 anni. Solo su ordine di un angelo di Dio si ricongiunse con lei, generando Seth. Il recupero della coppa da parte di Seth, oltre che al recupero della vita spirituale, potrebbe alludere proprio al ripristino dell’attività di procreazione con la nascita dello stesso Seth.
[3] Sul significato allegorico della trasformazione di Pinocchio, un apprezzamento particolare va allo scrittore Guido Araldo per alcune sue interessanti riflessioni espresse su Facebook.
[4] Un’ipotesi cabalistica è stata formulata in “Graal: storia e mito (4)”. 

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