Nostradamus fa uso sistematico dei caratteri grafici,
ricorrendo a delle tecniche steganografiche molto diffuse ai suoi tempi.
Abbiamo visto le iniziali che formano la parola “CAVET”; abbiamo risolto
l’enigma del completamento della “M” con il numero 3; mostro, di seguito,
l’indirizzamento al figlio Cesare con una “L” particolare, nell’ambito di un
enigma che avvisa di non prendere in considerazione, nella ricostruzione della
chiave di ordinamento delle quartine, la frase di 50 lettere che appare in
calce all’epistola a Enrico (sorvoliamo sulla dimostrazione, per non deviare
dal filone principale).
Potrei citare diversi altri esempi del genere che, con la
loro stessa frequenza, suggeriscono di non sottovalutare i caratteri grafici
particolari che appaiono nell’epitaffio. In particolare, segnalo le due lettere
“I” speciali che racchiudono le parole “.udicio digni cu.”. Ve ne sono altre
due uguali, in fondo, che probablmente hanno una funzione analoga; le prime
due, però, sembrano proprio un segnale al quale si può provare ad attribuire un
preciso significato.
Partiamo dal presupposto che non c’è motivo di inserire
due “I” siffatte in mezzo a tante altre “I” normali, se non per richiamare
l’attenzione. Ricordiamoci, inoltre, che una delle tenciche della steganografia
è quella di delimitare con dei “segni particolari” di vario genere la frase
nella quale è racchiuso il messaggio. Se questa è la funzione della due “I”,
essa è rafforzata dalla presenza delle due “u”, anch’esse in apertura e
chiusura del periodo contrassegnato.
Perciò se Nostradamus, anziché ricorrere a degli
stratagemmi inosservabili, ha fatto ricorso proprio a due “I” molto visibili,
un motivo ci deve essere. Una concreta possibiltà è che, con quelle
delimitazioni, abbia voluto richiamare l’attenzione sulle “I” più normali
racchiuse nel periodo in esame: “…udIcIo dIgnI
cu…”; come dire: “guarda le 'I' da qui a là” Considerando questo come uno dei
vari elementi di concordanza tra epitaffio ed epistola ad Enrico II, della
quale l’epitaffio è un’anteprima, la conclusione logica è anche qui Nostradamus
abbia voluto lasciare un riferimento
alla quarta quartina delle Centurie a dimostrazione, più che altro, della presenza
della sua manina nello stesso epitaffio che lo dà per morto. E questa non è
cosa da poco perché, se davvero fosse morto nella data ufficialmente nota,
allora restebbero da spiegare tante cose che solo nella sua sopravvivenza
trovano risposta (l’enigma della M con il 3 è una di queste, visto che quella
grafica particolare appare nell’edizione del 1568, mentre Nostradamus viene
dato per morto nel 1566).
la scrittura può anche essere stata commissionata da nostradamous prima della sua morte, scritta su carta da riportare in modo identico su pietra.
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