Per
capire le affermazioni del post precedente,
è necessario esaminare la pressoché sconosciuta composizione del manoscritto
che, benché rilegato in un corpo unico, è suddiviso in tre parti.
La
prima parte è un singolo foglio (scritto su entrambe le facciate), contenente
la presunta attribuzione a Nostradamus. Le sua dimensioni sono cm. 19,5 x 13,3.
La
seconda parte è costituita da 80 disegni, uno sulla prima facciata di
altrettanti fogli di cm. 30,4 x 21,2.
L’ultima
parte è una nota informativa sottoscritta e datata 6 settembre 1629, di cm.
27,8 x 21,4.
La
calligrafia che appare in ciascuna parte (compresa l’annotazione sull’ultimo
disegno – cfr. post precedente)
è ogni volta diversa.
Fatte
queste premesse, passiamo al primo foglio.
Di
dimensioni notevolmente ridotte rispetto agli altri fogli, porta il titolo
“Vaticinia Michaelis Nostradami de futuris Christi Vicarijs ad Cesarem Filium
D.I.A. interprete”. Tradotto: “Vaticini di Michel Nostradamus sui futuri vicari
di Cristo al figlio Cesare D.I.A. interprete”. Lasciamo perdere l’acronimo
“D.I.A.”; quando si ha a che fare con gli acronimi sconosciuti, si può dire
tutto e il contrario di tutto; non è quindi il caso di abbandonarsi alle
speculazioni.
Questa
intestazione è l’unica motivazione dell’attribuzione dei disegni a Nostradamus.
Ad essa seguono otto vaticini in prosa, l’ultimo dei quali è incompleto,
essendo costituito da una sola riga monca. E’ evidente che, all’origine, il
discorso proseguiva su altra o altre pagine, mancanti nel fascicolo rilegato.
Ciascuno
degli otto vaticini riporta i nomi dei pontefici che vanno da Urbano VIII
(eletto nel 1623) a Alessandro VIII (eletto nel 1689). Dunque, chiunque abbia
scritto questo foglio lo ha fatto indubitabilmente dopo il 1689, quando
Nostradamus e il figlio Cesare erano morti da un bel pezzo.
Peraltro,
se rileggiamo attentamente l’intestazione, ci rendiamo conto che essa non
significa assolutamente nulla. Cosa vuol
dire “Vaticini di Nostradamus al figlio Cesare”? Forse Nostradamus ha
consegnato i disegni al figlio? O glieli ha dedicati? E quando? Non certo dopo
il 1689.
L’ovvia
conclusione è che l’autore del foglio abbia scritto solo una sua opinione. E
infatti sembra che egli lo voglia proprio dire, ricorrendo alle parole “D.I.A.
interprete”. Fermi restando i dubbi sull’acronimo D.I.A., è evidente che c’è di
mezzo un “interprete” che, in quanto tale, fornisce per definizione delle
opinioni e non delle certezze.
Tra
l’altro, l’autore del foglio, per sua stessa ammissione, si riferisce solo alle
immagini dei papi (“vaticini sui futuri vicari di Cristo”), cioè alle ben note
repliche dei trenta “vaticinia de summis pontificibus”, e non all’intero manoscritto.
Riepilogando:
Se
teniamo conto della formulazione dell’intestazione e del contenuto dei
vaticinia in prosa, peraltro prematuramente interrotti già all’inizio
dell’ottavo, non è difficile concludere che il primo foglio costituisca un
corpo estraneo ai disegni, ai quali è stato unito in sede di rilegatura.
La
scrittura diversa dalle altre e le dimensioni ridotte sono fattori di conferma
di questa estraneità.
Evidentemente
qualcuno, posteriormente al 1689, ha ritenuto di poter attribuire la
prima parte dei disegni, e solo quella, a Nostradamus e ha cercato di
interpretarla a modo suo pensando, per qualche motivo, che quei disegni fossero
stati consegnati o dedicati al figlio Cesare.
Delle
sue interpretazioni ha scritto un certo numero di fogli, dei quali ne è rimasto
soltanto uno, visibilmente incompleto.
In sede
di rilegatura, quel foglio è stato unito al blocco di tutti i disegni.
…segue…
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