Tecniche di Nostradamus

lunedì 8 settembre 2014

Vaticinia di Nostradamus (seguito)

Per capire le affermazioni del post precedente, è necessario esaminare la pressoché sconosciuta composizione del manoscritto che, benché rilegato in un corpo unico, è suddiviso in tre parti.

La prima parte è un singolo foglio (scritto su entrambe le facciate), contenente la presunta attribuzione a Nostradamus. Le sua dimensioni sono cm. 19,5 x 13,3.
La seconda parte è costituita da 80 disegni, uno sulla prima facciata di altrettanti fogli di cm. 30,4 x 21,2.
L’ultima parte è una nota informativa sottoscritta e datata 6 settembre 1629, di cm. 27,8 x 21,4.

La calligrafia che appare in ciascuna parte (compresa l’annotazione sull’ultimo disegno – cfr. post precedente) è ogni volta diversa.

Fatte queste premesse, passiamo al primo foglio.

Di dimensioni notevolmente ridotte rispetto agli altri fogli, porta il titolo “Vaticinia Michaelis Nostradami de futuris Christi Vicarijs ad Cesarem Filium D.I.A. interprete”. Tradotto: “Vaticini di Michel Nostradamus sui futuri vicari di Cristo al figlio Cesare D.I.A. interprete”. Lasciamo perdere l’acronimo “D.I.A.”; quando si ha a che fare con gli acronimi sconosciuti, si può dire tutto e il contrario di tutto; non è quindi il caso di abbandonarsi alle speculazioni.

Questa intestazione è l’unica motivazione dell’attribuzione dei disegni a Nostradamus. Ad essa seguono otto vaticini in prosa, l’ultimo dei quali è incompleto, essendo costituito da una sola riga monca. E’ evidente che, all’origine, il discorso proseguiva su altra o altre pagine, mancanti nel fascicolo rilegato.
Ciascuno degli otto vaticini riporta i nomi dei pontefici che vanno da Urbano VIII (eletto nel 1623) a Alessandro VIII (eletto nel 1689). Dunque, chiunque abbia scritto questo foglio lo ha fatto indubitabilmente dopo il 1689, quando Nostradamus e il figlio Cesare erano morti da un bel pezzo.


Peraltro, se rileggiamo attentamente l’intestazione, ci rendiamo conto che essa non significa assolutamente nulla. Cosa vuol dire “Vaticini di Nostradamus al figlio Cesare”? Forse Nostradamus ha consegnato i disegni al figlio? O glieli ha dedicati? E quando? Non certo dopo il 1689.
L’ovvia conclusione è che l’autore del foglio abbia scritto solo una sua opinione. E infatti sembra che egli lo voglia proprio dire, ricorrendo alle parole “D.I.A. interprete”. Fermi restando i dubbi sull’acronimo D.I.A., è evidente che c’è di mezzo un “interprete” che, in quanto tale, fornisce per definizione delle opinioni e non delle certezze.
Tra l’altro, l’autore del foglio, per sua stessa ammissione, si riferisce solo alle immagini dei papi (“vaticini sui futuri vicari di Cristo”), cioè alle ben note repliche dei trenta “vaticinia de summis pontificibus”,  e non all’intero manoscritto.

Riepilogando:

Se teniamo conto della formulazione dell’intestazione e del contenuto dei vaticinia in prosa, peraltro prematuramente interrotti già all’inizio dell’ottavo, non è difficile concludere che il primo foglio costituisca un corpo estraneo ai disegni, ai quali è stato unito in sede di rilegatura.
La scrittura diversa dalle altre e le dimensioni ridotte sono fattori di conferma di questa estraneità.

Evidentemente qualcuno, posteriormente al 1689, ha ritenuto di poter attribuire la prima parte dei disegni, e solo quella, a Nostradamus e ha cercato di interpretarla a modo suo pensando, per qualche motivo, che quei disegni fossero stati consegnati o dedicati al figlio Cesare.
Delle sue interpretazioni ha scritto un certo numero di fogli, dei quali ne è rimasto soltanto uno, visibilmente incompleto.
In sede di rilegatura, quel foglio è stato unito al blocco di tutti i disegni.

…segue…

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