Passiamo adesso all’ultimo foglio del manoscritto,
che smentisce la diffusa convinzione che esso sia stato donato al cardinale
Barberini da Cesare, figlio di Nostradamus.
Questo foglio contiene la nota riportata di
seguito:
Candide Lector Ex […ad hindeae] Romanorum
Pontificum Prophaetiae (ab Urbano VIII) emblematis [segue una parola
illeggibile]. At praedecessorurum [?] jam multae iniuria
temporum consumptae desunt hinc; ab aliis ad placitum effictae; hisce haud
sorores, sed spuriae; neque afflatu divino, et enthusiasmo venerabilis abatis
Joachimi; at ab oestro mendacij progenitae. Bono fruere parvo: Vale. Fr.ter
Cinus Beroaldus ex Biblioth.ca Carthusiana. VI. Kal. Septembr. A. MDCXXIX
Coratii.
(*) Cinus iste dono dedit Eminentissimo D. Card. Barberino, idque rogatus, et Rev.mi Abatis permissu.
(**) […] ab.tis venerabilis Ioachimi videtis
scriptae a Domno Cer[…]s […] antiquo Abate […]pensi.
Tralasciando un’impossibile traduzione,
compromessa da parole mancanti o illeggibili, da errori dell’autore e, quasi
certamente, da una imprecisa trascrizione, concentriamoci su alcuni elementi
chiave, in grado di gettare qualche bagliore di luce su un testo altrimenti
oscuro.
La sottoscrizione di un certo frate Cinus
Beroaldus dell’abbazia cistercense di Corazzo (Catanzaro), presso la quale
Gioacchino da Fiore ricoprì la carica di abate dal 1177 al 1189, testimonia
quantomeno la provenienza del dono fatto al cardinale Barberini, menzionato
nella prima delle due note. Non si capisce bene di quale cardinale Barberini si
tratti, dal momento che nel 1629, anno di datazione della lettera, ne
esistevano tre: due di nome Antonio e uno di nome Francesco. Si deve escludere,
contrariamente a quanto si legge in giro, che si possa trattare di Maffeo Barberini,
già eletto papa nel 1623.
Altro elemento di rilievo è la stessa datazione.
Poiché, sulla base dell’analisi dell’inchiostro e dei colori, le illustrazioni
contenute nel manoscritto vengono fatte risalire a un arco di tempo compreso
tra il 1750 ed il 1850, si possono formulare due ipotesi:
- il testo in esame si riferisce ad altri disegni;
- il foglio contiene false informazioni.
Quand’anche così non fosse la data del 1629
renderebbe l’ultimo foglio incompatibile con il primo che, come già sappiamo, è
stato scritto dopo il 1689. Un’incongruenza che si aggiungerebbe a quella della
differenza di contenuti e di calligrafia tra i due fogli.
…segue…
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