Dimostrato l’errore di chi pensa che il primo
foglio del manoscritto attribuisca a Nostradamus o al figlio Cesare la
paternità dell’opera, passiamo all’attestazione contenuta nell’ultimo disegno[1],
l’unico che riporti una parte testuale. Eccola:
Praedictiones hasce apocalypticas ab Anito Ephesio
pictorum aetatis sue principe afflatu piissimi vatis Ab.is Ioachim expressas
deinceps a colluvie, situ et temporis carie corruptas. Thomas Gruidius a S.to
Ioannes exscripsit voto pp.m Patrum Cartusianorum atque restituit. A.S. 1343.
Ho cercato in rete. Nessuno ne parla, nessuno
sembra saperne nulla. Mi domando in quanti, tra coloro che sostengono la
provenienza nostradamica dei disegni, si siano presi la briga di dare
personalmente un’occhiata agli originali; saprebbero che le riproduzioni in
circolazione sono tutte incomplete, spesso relative a immagini estranee al
manoscritto, non rispettose del loro corretto ordine di successione.
L’annotazione sopra riportata, sottoscritta da un
certo Thomas Gruidius e datata 1343, fa riferimento a un tale Anito Efesio che,
ispirandosi alle profezie apocalittiche dell’abate Gioacchino (da Fiore),
avrebbe realizzato un manoscritto dal quale sarebbe stato copiato quello di cui
ci occupiamo noi.
Evidentemente queste notizie contraddicono le
supposizioni che secondo alcuni, sulla base del primo foglio, vedrebbero coinvolti Nostradamus e il figlio Cesare.
Ricordo che l’analisi chimica dell’inchiostro e
dei colori ha permesso di far risalire l’opera ad un’epoca circoscritta tra il
1750 e il 1850; quella del 1343 è quindi una falsa datazione, fornita allo
scopo di conferire un’apparenza di preziosità ai disegni. Quand’anche fosse
corretta, a maggior ragione essa costituirebbe un elemento di esclusione della
mano di Nostradamus, vissuto nel XVI secolo.
Nessun commento:
Posta un commento