Nel 1378, con la morte di Gregorio XI succede
il finimondo. Le chiese vengono prese d’assalto; vescovi e cardinali non
possono mettere il naso in giro senza essere assediati e strattonati da
energumeni urlanti. La folla reclama un papa italiano, preferibilmente romano.
I cardinali che si recano al
conclave per eleggere il successore di Gregorio XI vengono fermati,
strattonati, circondati, minacciati. Durante lo stesso svolgimento del conclave
fanno irruzione bande di scalmanati che urlano e minacciano. Lo Spirito Santo
sembra distratto o forse, chissà, sono proprio queste le sue vie.
In questa baraonda
indescrivibile, qualcuno fa il nome di Bartolomeo Prignano, arcivescovo di
Bari, uomo moderato e di buona reputazione. Le formule rituali del conclave,
già abbondantemente violate, vengono accantonate del tutto: più che
un’elezione, l’urgenza suggerisce un accordo di convergenza su quel nome.
Prignano, che non è cardinale, si trova a Roma per caso. Bisogna trovarlo per
l’accettazione ma, nella confusione del momento, non si sa come, si crede che
sia stato eletto il romano Tibaldeschi, al quale vengono tributati dal popolo
gli onori papali. E lui a proclamare che non c’entra nulla… Per lo stress, il
poveretto muore qualche giorno dopo.
Chiarito l’equivoco, viene
rintracciato Prignano, che assume il nome di Urbano VI.
Voltafaccia! Da uomo mite si
trasforma radicalmente, mostrando un volto autoritario e un comportamento
dispotico, crudele, sadico, torturatore, omicida. Una vera anima pia!
Quasi tutti i cardinali,
maltrattati e terrorizzati, lo abbandonano e si rifugiano a Fondi dove,
appellandosi alle irregolarità del conclave, dichiarano invalida l’elezione di
Prignano. Indicono quindi un nuovo conclave rispettando, questa volta, tutte le
ritualità previste. Poiché non riescono a mettersi d’accordo sulla scelta di un
italiano o di un francese, optano per un tedesco: Roberto di Ginevra, che
assume il nome di Clemente VII.
Urbano VI lo scomunica
immediatamente, dichiarandolo anticristo. In realtà, è lui che viene visto come
anticristo nei vaticinia di Nostradamus (ce ne occuperemo nel prossimo post).
Contemporaneamente, essendo rimasto senza cardinali, ne nomina altri per
rimpolpare la sua curia.
Il grande scisma ha inizio
così, nel 1378.
Urbano VI si stabilisce a Roma,
Clemente VII ad Avignone. Re e principi di tutta Europa prendono posizione a
favore dell’uno o dell’altro. La cristianità ha due papi.
Da parte sua, Caterina da
Siena, non ancora soddisfatta di aver inguaiato Gregorio XI, non
se ne sta con le mani in mano e si batte senza tregua per il riconoscimento di
Urbano VI, chiamando “demoni menzogneri” i cardinali di Fondi e “anticristo”
Clemente VII. Contemporaneamente, il grande domenicano Vincenzo Ferrer,
anch’egli poi proclamato santo, si batte con altrettanto zelo per Clemente VII,
chiamando “demoni eretici” i cardinali romani.
Vatti a fidare! I santi avranno
pure la linea diretta con l’aldilà, ma è una linea disturbata, piena di
fastidiosi rumori di fondo per via delle distanze, e le istruzioni arrivano
distorte e contraddittorie. Purtroppo, del vero spirito cristiano, ispirato ai
remoti eventi della Palestina, non arriva più neanche una fievole eco.
…segue…
Nessun commento:
Posta un commento