Tecniche di Nostradamus

sabato 31 maggio 2014

Graal: storia e mito (1)

Penso che la gente ne abbia abbastanza di Graal, nei termini in cui se ne parla da alcuni anni. Istintivamente si è sopraffatti da una sensazione di fastidio, che io stesso avverto non di rado: “Uffa! La solita storia; quando uno non sa che dire, il Graal diventa un ottimo rifugio”.

Questo, purtroppo, è l’effetto del noto romanzo di Dan Brown “Il codice da Vinci” che, nel relegare la questione a un aspetto particolare che riveste comunque un suo interesse, la ha volgarizzata al punto da rendere disponibile un tema così altamente esoterico ad una trattazione completamente staccata dalle sue origini e dalla sua natura.

In realtà, prima di parlarne adeguatamente, bisognerebbe capire cosa si intende per “Graal”. Questo è il punto fondamentale. Poiché nessuno lo sa, ognuno vi vede quel che vi vuol vedere così che, ormai, la parola “Graal” è diventata sinonimo di mistero. Numerosi fenomeni inspiegati, meglio se con qualche attinenza con le crociate o coi Templari o col medioevo, vengono ricondotti al “Graal”.

La sua stessa rappresentazione visiva assume forme diverse (il piatto, la coppa, il cuore, il ventre, il sangue, la doppia elica del DNA); l'identificazione con una coppa, abitudine più diffusa, è solo una tra le varie possibilità consentite dalla leggenda.
In effetti la coppa, oltre a svolgere un proprio ruolo autonomo, si presenta con una forma che ben si presta a sostituire efficacemente altre rappresentazioni. Viene quindi ad assumere la duplice veste sia di oggetto materiale che di simbolo.

Un aspetto, però, è comune alle varie tradizioni: verità o fantasia; storia o leggenda; oggetto materiale o simbolo; il Graal è sempre il nome che viene dato a una conoscenza antica, in grado di tirare l’uomo fuori dal pantano di Maya, la vanità e l’illusione del mondo materiale, per trasportarlo al piano dell’elevazione spirituale, lungo la via degli dèi.

Il Graal non è quindi un simbolo cristiano; la rappresentazione cristiana è solo una tra le tante possibili. Esso è piuttosto un obiettivo inseguito da mistici e veggenti di ogni epoca e religione, antecedente alla nascita del cristianesimo. E prima ancora di diventare un obiettivo, è lo stesso percorso di crescita spirituale ben rappresentato dalle mitiche dodici fatiche di Ercole e dalla ricerca del Vello d’oro di Giasone.

Non ho la pretesa e né la competenza per ricondurre la questione al giusto contesto. Tuttavia, vorrei tentare ugualmente di fare una breve sintesi della leggenda, ponendo alla fine l’accento su un aspetto particolare che trae spunto da un mosaico mostratomi questa mattina, nella Basilica di San Lorenzo Fuori le Mura, dall’amico Simone Leoni, che ringrazio di tutto cuore.
In questa trattazione, fedele al personale convincimento che “chi sa non parla e chi parla non sa”, mi atterrò più che mai al consueto e rigoroso stile del ricercatore che, nulla aggiungendo o togliendo di suo, si limita semplicemente a mettere insieme i pezzi di cui dispone.

...segue...

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