Sebbene i fatimologi tentino di
spacciare per profezia il secondo segreto, a me sembra di essere alle prese con
un polpettone di idee confuse. Non vedo altra via che analizzarlo pezzo per
pezzo. Anche così, però, la ricostruzione del mosaico proposto da Lucia è
impossibile, perché i pezzi non combaciano. Non ci resta che stare al gioco,
ignorando le incongruenze.
Dopo aver spiegato ai
pastorelli che all’inferno vanno le anime dei peccatori, il messaggio afferma
che, per salvarle, Dio richiede la devozione al Cuore Immacolato di Maria.
Avete visto l’inferno, dove
vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle[1], Dio
vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se faranno
quello che io vi dirò, molte anime si salveranno e ci sarà pace.
Bisogna fare attenzione a non
confondere questa richiesta con quella successiva, relativa alla Consacrazione della Russia al Cuore
Immacolato di Maria, che segue un differente percorso.
Nella devozione al Cuore
Immacolato non c’è alcuna predizione; si tratta di una semplice richiesta, con
il miraggio di un premio: la salvezza di molte anime e la pace.
Nessuno ha mai capito a quale
pace si alluda, anche se il problema viene sensibilmente avvertito tra gli
studiosi di Fatima. Probabilmente non è la pace susseguente alla prima guerra
mondiale, visto che alla fine di quella guerra è dedicata una specifica
predizione incondizionata. E, comunque, è solo nel 1925, quando la pace è già
in atto, che la Madonna spiega a Lucia i contenuti della richiesta di
devozione.
Il guaio è che Lucia, abituata
a raccontarne di tutti i colori, in una lettera al Papa del 2.12.1940,
nell’accennare al segreto del 1917, scrive che sia la devozione al Cuore
Immacolato a Maria che la consacrazione della Russia erano state chieste per
impedire la seconda guerra mondiale, ormai già scoppiata. E’ chiaro che, quando
nel 1941 scrive le memorie, è costretta a mantenere il punto, affermando che
era stata promessa la pace in cambio della devozione a Maria. Nel prossimo
articolo esamineremo meglio questo aspetto, ma nel frattempo non vi scervellate
troppo. Forse anch’io difetto di chiarezza, ma la vera confusione sta a monte.
Prescindendo dai contenuti,
bisognerebbe anche capire cosa significa che la devozione richiesta debba
essere stabilita “nel mondo”. Il mondo è grande e, specialmente nella prima
metà del ‘900, per la maggior parte inaccessibile al Cattolicesimo. Perciò,
l’invito era di fatto inapplicabile.
Dubbi a parte, resta il fatto
che si tratta di una promessa condizionata e non di una profezia: “se verrà
fatto quanto richiesto, molte anime si salveranno e ci sarà pace”. Lo scenario
resta aperto anche alle opzioni contrarie.
Come accennato, la Madonna non
dice subito a Lucia “come” la devozione al suo Cuore Immacolato debba essere
realizzata in pratica. Si riserva espressamente di dirlo: “Se faranno quello
che io vi dirò…”.
Non c’è alcuna fretta. Bisogna
attendere il 10 dicembre 1925, quando Lucia è già in convento, perché la
Madonna le appaia nuovamente insieme al Bambino Gesù e con i “decreti
attuativi”, che vedremo nel prossimo articolo.
Un gran pasticcio nei tempi,
nella forma, nei contenuti. Finora, di profezie neanche l’ombra.
Lista delle incongruenze
aggiornata:
1) Miracolo del sole: formulazione in contrasto con
le facoltà profetiche di Maria.
2) Profezia della guarigione dei malati: manca la
relazione tra predizione ed evento.
3) Profezia della morte di Francesco e Giacinta – predizione post eventum.
4) Profezia della vita residua di Lucia – errata
relazione tra predizione ed evento.
5) Visione puerile e
vetero-catechistica dell’inferno, spacciata per segreto.
6) Improbabile visione di un angelo,
che impegna i tre pastorelli sul profondo mistero della SS. Trinità.
7)
Devozione al Cuore Immacolato di Maria: non è profezia, ma richiesta
pasticciata.
[1]
Non è l’unica volta in cui Lucia fa riferimento alle anime dell’inferno, sostenendo che
possono essere salvate; in qualche caso lo scrive in maniera estremamente esplicita.
Tuttavia, a chi le fa rilevare l’errore teologico, risponde che intende
riferirsi alle anime in maggior pericolo di dannazione.
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