Il Vangelo di Giovanni presenta due grossi problemi.
Il primo è costituito da una sensibile tendenza allo gnosticismo, tanto
che i padri della Chiesa sono stati a lungo incerti, prima di inserirlo tra i
Vangeli canonici. Sinteticamente, lo gnosticismo è una corrente che pone
l’accento sull’aspetto salvifico della conoscenza e degli insegnamenti segreti
di Cristo, piuttosto che sul suo sacrificio personale.
Il secondo è che l’apostolo Giovanni non ne è affatto l’autore. Anche
gli altri Vangeli, abbiamo visto, non sono stati scritti dagli autori ai
quali sono attribuiti, ma per Giovanni è diverso. Gli altri sono dei cronisti,
Giovanni è un interprete della dottrina. Degli altri, bene o male, si è sempre
sospettato che non fossero apostoli o direttamente legati agli apostoli; per il quarto evangelista, ancora oggi, si
tende ad insistere sulla sua identificazione con Giovanni, perché una
sconfessione avrebbe riflessi dottrinali. Gli altri evangelisti hanno riportato
narrazioni altrui; il quarto evangelista, pur non essendo Giovanni, è comunque
un testimone oculare.
In ogni caso, a meno che non si voglia mettere la testa sotto la
sabbia, non si può fare a meno di riconoscere che questo evangelista vuole
restare anonimo (i motivi formano oggetto di una mia ricerca separata in
corso). Quando parla di sé, si definisce sempre come “l’altro discepolo” o “il
discepolo che Gesù amava”.
Se il vostro pensiero corre a Maria Maddalena, sulla base di recenti
sviluppi letterari, siete fuori strada. Maria Maddalena ha realmente una sua
storia particolare, ma è estranea alla nostra indagine sul Vangelo di Giovanni.
Le ragioni per le quali si può escludere che “il discepolo beneamato”
fosse Giovanni sono numerose e convincenti. Ne cito solo due.
La prima è tratta da un brano del Vangelo, subito dopo il racconto di
Gesù che viene condotto, legato, davanti al Sommo Sacerdote:
Seguivano Gesù, Simon Pietro e un altro discepolo. E questo discepolo,
essendo noto al Sommo sacerdote, entrò con Gesù nell’atrio del Sommo Sacerdote;
Pietro invece restò fuori, alla porta. L’altro discepolo, noto al Sommo
Sacerdote, uscì, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. (Giov. 18, 13-16).
Chiudiamo gli occhi e proviamo a immaginare la scena. Giovanni, giovane
pescatore, entra nella casa del Sommo Sacerdote, fino alla sua presenza, e
nessuno lo ferma.
Come fa ad essere noto al Sommo Sacerdote? Come fa ad avvicinarglisi?
Qualcuno sostiene che gli forniva del pesce. E’ una semplice illazione, non
giustificata da alcun passo del Vangelo, prospettata solo per dare una risposta
alle precedenti domande.
Ma ammettiamo pure che fosse il fornitore di pesce! Resta ugualmente
inverosimile che un garzone del pescivendolo (il pescatore era il padre,
Zebedeo) possa avere libero accesso in una casa aristocratica, addirittura nel
corso di un processo talmente importante da scomodare, a partire da quel
momento, i vertici della società ebraica e romana: Anna, Caifa, Erode, Pilato.
A che titolo poteva essere presente? Si era all’interno della casa di Caifa e
non in uno stadio aperto al pubblico. Fareste entrare liberamente a casa vostra
il negoziante dell’angolo sotto casa solo perché, ogni tanto, vi porta la
spesa?
Ad appesantire la situazione di tensione, bisogna ricordare che le
guardie erano in stato di massima allerta per il timore che scoppiassero dei
tumulti, perché si sospettava che Gesù fosse coinvolto, magari a sua insaputa,
in un gruppo di cospiratori politici armati. Quella stessa notte, Pietro aveva
estratto la spada colpendo un servo del Sommo Sacerdote (Giov. 18, 10); perché
mai un innocuo pescatore, seguace di Cristo, si sarebbe dovuto recare armato a
pregare sul Monte degli ulivi? Visto che la portava con sé e che l’ha usata,
non è logico supporre che fosse addestrato all’uso della spada? Un po’ strano
per un pescatore! Chi lo ha addestrato? E perché?
Suggerivo di immaginare la scena… ebbene, sicuramente non era delle più
tranquille.
Eppure il discepolo misterioso non solo ha libero accesso, ma ha anche
il potere di imporre alla portinaia di fare entrare Pietro.
Quest’ultima azione ci fornisce altri due indizi rivelatori:
1 – la conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che l’accesso non era
libero;
2 – non è la portinaia a fare entrare Pietro, come dovrebbe essere se
il discepolo sconosciuto “mettesse una buona parola”; ma è lui direttamente
che lo fa entrare, perché ha l’autorevolezza per farlo: il Vangelo dice
che “parlò alla portinaia e fece entrare Pietro” e non che “parlò
alla portinaia, la quale fece entrare Pietro”. Non è possibile che si stia
parlando del garzone del pescivendolo, piuttosto che di una persona ben
introdotta nell’ambiente di Caifa, in una posizione di familiarità che gli
consente di accogliere gente.
Non prendiamo alla leggera la forma adottata dall’evangelista; al
contrario dei sinottici, qui non siamo in presenza di parole riportate da
terzi, suscettibili di distorsioni, ma veniamo posti di fronte a una scelta
“vero-falso”, di accettazione o di rifiuto dei dettagli descrittivi, perché è
lo stesso discepolo misterioso che racconta di sé. E costui non è un ignorante,
ma una mente sopraffina che affronta i temi più sublimi della spiritualità
cristiana: “In principio era il verbo… etc.”; un uomo colto che sa cosa
scrive, che misura le parole; un uomo all’altezza dei vertici della società. A
voler essere generosi nonostante tutto, non è credibile che si tratti del
garzone del pescivendolo neanche se si volesse accettare la tesi che sia stata
la portinaia ad accogliere la sua richiesta di far entrare Pietro.
Un altro dei tanti episodi che sconfessano Giovanni, quale autore del
quarto Vangelo, è quello della trasfigurazione di Gesù.
I Vangeli sinottici ci raccontano che la trasfigurazione avvenne in
presenza di Pietro, Giacomo e Giovanni; l’episodio non viene menzionato nel
quarto Vangelo.
Vi sembra possibile che Giovanni, testimone della trasfigurazione,
ometterebbe di narrare un evento così straordinario, se il quarto Vangelo fosse
scritto da lui?
Mi fermo qui, solo perché siamo già abbondantemente fuori tema, ma
potrei proseguire con decine di analoghe osservazioni.
A me interessava solo mettere in rilievo
l’errore di chi accetta acriticamente gli insegnamenti tradizionali sui quattro
Vangeli canonici (i tre sinottici e il Vangelo di Giovanni).
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