Tutti abbiamo probabilmente sentito parlare di Vangeli canonici e
Vangeli apocrifi. Se facessi un sondaggio sul significato di questa differenza,
sono sicuro che, a parere della maggioranza, i primi verrebbero etichettati
come originali e i secondi come falsi. Niente di più sbagliato!
Anzitutto non esistono Vangeli originali. Esistono solo trascrizioni di
trascrizioni, senza che sia possibile sapere quando sono state scritte le prime
copie. Non si conosce neanche il nome degli autori. Per i Vangeli canonici si
citano, solitamente, i quattro evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni,
spacciando Matteo e Giovanni per gli apostoli con lo stesso nome.
I primi tre non furono neanche testimoni oculari degli eventi.
Soprassediamo alle ragioni che portano a queste conclusioni; basta dire che i
loro Vangeli vengono chiamati “sinottici” perché, se si mettono a confronto i
vari brani, vi si trovano notevoli somiglianze.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo parallelismo non
depone a favore dell’autenticità delle narrazioni; al contrario, si pensa che i
tre si siano ispirati separatamente a una fonte comune, che viene chiamata
“fonte Q”. Perciò, non siamo in presenza di tre testimonianze che si confermano
a vicenda, come si tende a farci credere, ma siamo in presenza di tre persone
che non sono state testimoni oculari e che riportano dei fatti scritti da
altri. Se portassimo in tribunale le loro testimonianze, queste verrebbero
rigettate senza esitazioni.
Più attendibile è il Vangelo di Giovanni che, per la ricchezza dei
dettagli, la profonda conoscenza di luoghi e costumi dell’epoca di Cristo e per
il coinvolgimento emotivo che trasmette, sembra essere stato scritto da un
testimone oculare degli eventi.
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