Tecniche di Nostradamus

lunedì 10 dicembre 2012

Enuma Elish


L’Enuma Elish è un poema mesopotamico della creazione, molto più antico della Bibbia. La sua esistenza non era nota ai tempi di Nostradamus; non si sa, invece, se la sua composizione sia anteriore ad Abramo o, in caso contrario, se egli conoscesse comunque il mito, poi narrato nel poema. Ovviamente non poteva ancora conoscere il mito della creazione nella forma che, in epoca successiva, sarebbe stata ripresa dalla Bibbia.
Questo post non è rigorosamente necessario per l’obiettivo finale di tutto questo lungo racconto, ma è utile per inquadrare meglio le “leggende” che, a tempo debito, daranno origine al grande segreto di Nostradamus: la natura e il nascondiglio del Santo Graal.

L’Enuma Elish narra di un epico scontro di un corpo celeste con un altro corpo celeste, Tiamat, provocandone la divisione in due parti: la Terra e la Luna.
La mitologia ci racconta che Tiamat era un grosso dragone e i partecipanti alla lotta avevano nomi di dèi; il dio a capo dei corpi celesti che affrontarono Tiamat era Marduk.

Così comincia il poema:

Quando lassù
il cielo non aveva ancora un nome
e quaggiù la terraferma
non era ancora chiamata con un nome
….
….

E mentre degli déi
nessuno era ancora apparso
essi non erano né chiamati per nome
né definiti da un destino.

Da osservare che la teoria dell’impatto celeste che ha dato corpo alla Luna per distacco dalla Terra è stata proposta nel 1975, “almeno” 3000/3500 anni dopo l’Enuma Elish, da William K. Harmann e Donald R. Davis, ed è attualmente la teoria maggiormente accettata dalla comunità scientifica.

Come facevano i cantori dell’Enuma Elish a conoscerla? Chi gliel’ha raccontata?

Nella seconda parte del poema, gli déi vengono antropoformizzati e creano l’uomo:

Marduk, ….
Aprì dunque la bocca
e disse a Ea,
spiegandogli il progetto
che aveva chiuso nel cuore:
Voglio condensare del sangue,
costituire un’ossatura
e creare così un umano,
che si chiamerà uomo!

Da notare, perché l’osservazione ci servirà successivamente, che la materia prima è il “sangue” (“Da-mi”, da cui deriverà l’ebraico “D[a]M” – la “a” viene solo pronunciata, ma non scritta). Vi ricorda niente? Forse ci trovate qualche assonanza con “Ad[a]m”?

Kingu…
venne dunque incatenato
e messo di fronte ad Ea.
Poi, per infliggergli il suo castigo,
fu dissanguato.
E con il suo sangue
Ea creò l’Umanità.

Altri poemi sumeri della creazione raccontano che Ea (chiamato anche Enki) si è limitato a “fare degli incroci” tra gli ominidi pre-esistenti sulla terra e gli dèi, fino a quando, dopo alcuni tentativi, è riuscito a dare vita all’uomo intelligente: oggi, diremmo che ha fatto ricorso a delle manipolazioni genetiche.
Secondo questi poemi, l’uomo passerebbe attraverso due processi creativi: il primo, di natura evolutiva e il secondo di natura interventista. L’eterna contrapposizione tra evoluzione e creazionismo troverebbe la sua soluzione in questa rappresentazione.
Una rappresentazione simile ci viene forse fornita dalla stessa Bibbia; ne sono convinti Maimonide e Namanide, due fra i più autorevoli commentatori biblici vissuti a cavallo del XII e XIII secolo d.C.




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