L’Enuma Elish è un poema mesopotamico
della creazione, molto più antico della Bibbia. La sua esistenza non era nota
ai tempi di Nostradamus; non si sa, invece, se la sua composizione sia
anteriore ad Abramo o, in caso contrario, se egli conoscesse comunque il mito,
poi narrato nel poema. Ovviamente non poteva ancora conoscere il mito della
creazione nella forma che, in epoca successiva, sarebbe stata ripresa dalla
Bibbia.
Questo post non è rigorosamente
necessario per l’obiettivo finale di tutto questo lungo racconto, ma è utile
per inquadrare meglio le “leggende” che, a tempo debito, daranno origine al
grande segreto di Nostradamus: la natura e il nascondiglio del Santo Graal.
L’Enuma Elish narra di un epico
scontro di un corpo celeste con un altro corpo celeste, Tiamat, provocandone la
divisione in due parti: la Terra e la Luna.
La mitologia ci racconta che
Tiamat era un grosso dragone e i partecipanti alla lotta avevano nomi di dèi;
il dio a capo dei corpi celesti che affrontarono Tiamat era Marduk.
Così comincia il poema:
Quando lassù
il cielo non aveva ancora un nome
e quaggiù la terraferma
non era ancora chiamata con un
nome
….
….
E mentre degli déi
nessuno era ancora apparso
essi non erano né chiamati per
nome
né definiti da un destino.
Da osservare che la teoria
dell’impatto celeste che ha dato corpo alla Luna per distacco dalla Terra è
stata proposta nel 1975, “almeno” 3000/3500 anni dopo l’Enuma Elish, da William
K. Harmann e Donald R. Davis, ed è attualmente la teoria maggiormente accettata
dalla comunità scientifica.
Come facevano i cantori dell’Enuma
Elish a conoscerla? Chi gliel’ha raccontata?
Nella seconda parte del poema, gli
déi vengono antropoformizzati e creano l’uomo:
Marduk, ….
Aprì dunque la bocca
e disse a Ea,
spiegandogli il progetto
che aveva chiuso nel cuore:
Voglio condensare del sangue,
costituire un’ossatura
e creare così un umano,
che si chiamerà uomo!
Da notare, perché l’osservazione
ci servirà successivamente, che la materia prima è il “sangue” (“Da-mi”, da cui
deriverà l’ebraico “D[a]M” – la “a” viene solo pronunciata, ma non scritta). Vi
ricorda niente? Forse ci trovate qualche assonanza con “Ad[a]m”?
Kingu…
venne dunque incatenato
e messo di fronte ad Ea.
Poi, per infliggergli il suo
castigo,
fu dissanguato.
E con il suo sangue
Ea creò l’Umanità.
Altri poemi sumeri della creazione
raccontano che Ea (chiamato anche Enki) si è limitato a “fare degli incroci” tra gli ominidi
pre-esistenti sulla terra e gli dèi, fino a quando, dopo alcuni tentativi, è
riuscito a dare vita all’uomo intelligente: oggi, diremmo che ha fatto ricorso
a delle manipolazioni genetiche.
Secondo questi poemi, l’uomo
passerebbe attraverso due processi creativi: il primo, di natura evolutiva e il
secondo di natura interventista. L’eterna contrapposizione tra evoluzione e
creazionismo troverebbe la sua soluzione in questa rappresentazione.
Una rappresentazione simile ci
viene forse fornita dalla stessa Bibbia; ne sono convinti Maimonide e Namanide,
due fra i più autorevoli commentatori biblici vissuti a cavallo del XII e XIII
secolo d.C.
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