Giunti a questo punto, possiamo tornare a Matteo e alla sua genealogia.
La tesi del “segreto della vita” spiega il legame che, attraverso il 45
(numero cabalistico di Adamo), l’evangelista ha voluto creare tra Abramo e
Adamo, cioè tra Abramo e la creazione della vita umana.
Matteo, in altri termini, ha trovato una scappatoia “logica” che gli
permettesse di riferirsi a questo segreto attraverso un albero genealogico che
iniziasse da Abramo (capostipite della rivelazione divina) e terminasse con
Gesù (ultimo depositario).
Fissata l’origine e la natura del segreto, la falsa genealogia, perché
tale è, ha dunque la funzione simbolica di rappresentare la trasmissione del
segreto da Abramo fino a Gesù: una finta e “pasticciata” genealogia di sangue
per nascondere una genealogia esoterica.
Se la genealogia di sangue è solo simbolica, chi sono allora i custodi
che hanno formato veramente gli anelli della catena?
Impossibile conoscerli singolarmente; tra di essi sono probabilmente da
annoverare i vari profeti biblici, testimoni di teofanie e protagonisti di viaggi in “carri di fuoco”: in testa
Ezechiele, Elia, Mosè. Interessante rilevare che molte organizzazioni
esoteriche (per alcuni anche la Massoneria) proclamano la loro origine da un
“segreto perduto” che fa capo a Mosè (per tradizione egizia) o addirittura ad
Adamo.
E Gesù da chi lo avrebbe appreso?
Matteo racconta che, dopo la sua nascita, la Sacra Famiglia fuggì in
Egitto per sottrarre il bambino alla furia dei soldati di Erode. Probabilmente
è solo un’invenzione narrativa, che trae spunto dalla profezia di Osea “richiamai
mio figlio dall’Egitto” (Os. 11, 1). Tuttavia, se veramente Gesù fosse
cresciuto in Egitto, si potrebbe pensare che fu iniziato alle conoscenze
esoteriche dalla stessa tradizione che, secoli prima, aveva istruito Mosè.
Più probabilmente Gesù ricevette questa conoscenza dagli Esseni, anche
se non tutti gli studiosi sono concordi nel ritenere che sia stato uno di loro,
pur riconoscendo che fosse fortemente imbevuto della loro cultura. Questa
tesi è particolarmente interessante in quanto, prima di diventare discepolo di Gesù, esseno è
stato quasi certamente (in incognito) Giuseppe di Arimatea, la cui figura è
sempre rimasta “ufficialmente” circoscritta all’episodio della tomba di
famiglia messa a disposizione del corpo del Maestro crocifisso. Lo sfondo
ideologico comune spiegherebbe come mai, a un certo punto, Giuseppe venga fatto
partecipe del “segreto”, tanto che, secondo la leggenda, egli si preoccupa di
raccogliere gocce del sangue di Gesù, dando origine al mito del Graal. Ma non
corriamo troppo e procediamo per gradi.
Gesù è l’ultimo anello della catena di Matteo. La tradizione della vita
che risiede nel sangue si è misticamente trasformata diventando la vita eterna
donata a chi beve il suo sangue.
Del resto, a prescindere da Gesù, come si può pensare che uomini
vissuti alcuni millenni fa abbiano potuto trasmettere una conoscenza
“tecnologicamente e biologicamente” avanzata, senza farne una questione di
carattere divino? Però qualcosa della tradizione originaria deve essere rimasta
se, come vedremo, Gesù incarica Giuseppe di Arimatea di raccogliere il suo
sangue.
Ancora una volta, e a costo di diventare noioso, rivolgo pressante
invito a non scandalizzarsi di fronte a queste affermazioni, ricordando che sto
solo cercando di allacciarmi alla lettura di Nostradamus e alla “sua” visione
delle cose. Chi ha letto il libro “Cabala, Templari e Graal” conosce bene i
fattori che rivelano la sua convinzione. Non è possibile ripeterli in questa
sede; ciò che invece mi preme particolarmente è ricostruire lo scenario che sta
a monte di quel mio libro, per arrivare a spiegare, passando attraverso la leggenda
del Graal, l’ormai dimenticata quartina II,79 dalla quale siamo partiti.
Intanto ai lettori del libro faccio notare, ma sono sicuro che lo hanno
notato benissimo da soli, che il numero
42 della genealogia di Matteo (14 x 3) è l’anello di congiunzione che permette
di “replicare” in chiave occidentale l’enigma cabalistico ebraico del numero
45. Ricordo anche che quel 42 è
talmente importante per Nostradamus che, per sottolinearne il ruolo, egli vi
costruisce sopra non solo il suo segreto, ma perfino la stessa struttura delle
Centurie.
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