Tecniche di Nostradamus

venerdì 14 dicembre 2012

Le creazioni bibliche


Nel primo racconto della creazione (Gen. 1, 27), “Dio creò l’uomo a sua immagine, a sua immagine lo creò; lo creò maschio e femmina”.
Nel secondo racconto (Gen. 2, 7) “Il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra e alitò nelle sue narici un soffio vitale, e l’uomo divenne un essere vivente”.
Non può sicuramente sfuggire il diverso significato delle due formulazioni.
Nel primo caso, dopo averlo creato, Dio lascia l’uomo al suo destino, invitandolo a prolificare e a dominare su piante e animali: “Prolificate, moltiplicatevi e riempite il mondo, assoggettatelo e dominate sopra i pesci etc.”. Come si vede, Dio manda subito l’uomo nel mondo, senza farlo passare per l’Eden”.

Nel secondo caso, Dio non crea ma “forma” l’uomo; non più maschio e femmina, ma solo uomo. Poi gli insuffla un ingrediente speciale, il “soffio vitale”, e lo fa diventare “vivente”. Nell’uomo, a differenza degli animali, l’attributo “vivente” non qualifica evidentemente un essere biologicamente animato, ma un essere dotato di qualità cerebrali evolute. Del resto, se il soffio vitale fosse servito solo ad “animare” un pupazzo di creta, la Bibbia non direbbe che Dio “formò l’uomo”, ma che formò “una statua” e alitò in essa il soffio vitale. Il soffio vitale è una caratteristica aggiunta all'uomo “dopo” che è stato formato come tale. Lo testimonia anche la differenza con gli animali, nei quali Dio non alita quel “di più” che è il soffio vitale: Produca la terra animali viventi secondo la loro specie (Gen, 1, 24).
Sembra potersi dedurre che l’utilizzo della parola “formato” stia a significare che Dio lavora su qualcosa che già esiste e che viene “plasmato” diversamente, per essere dotato di particolari qualità: l’intelligenza e la consapevolezza di sé.

Insomma, sembra quasi che l’Adamo dell’Eden sia stato “formato”, a un certo punto della storia, attraverso una manipolazione genetica. Che venga utilizzato il DNA degli déi, come afferma l’Enuma Elish, o quello degli adamah (per il significato vedi di seguito) o altro, resta  un mistero.

Siamo comunque in una situazione diversa dalla prima creazione e lo dimostra il fatto che Dio “coccola” il nuovo essere; crea un bellissimo giardino pieno di meraviglie e vi pone l’uomo, non più abbandonato al suo destino come quello della prima creazione, ma libero di mangiare qualsiasi frutto, tranne che il frutto dell’albero della conoscenza; può mangiare perfino il frutto dell’albero della vita.
Successivamente, e non più contemporaneamente, Dio crea Eva da una costola di Adamo.

In un caso, dunque, l’uomo (sia maschio che femmina) è un adamo, da “adamah” che vuol dire terrestre; nell’altro caso, l’uomo (solo maschio) è l’Adamo, il cui nome ha un significato che scopriremo proseguendo con la nostra indagine.

L’Adamo cacciato dall’Eden convive con gli adamah. Ne è prova che Caino, dopo aver ucciso Abele, esclama: “Sarò errabondo e fuggiasco sulla terra, e chiunque mi incontrerà mi ucciderà” (Gen. 4, 14). Chi mai avrebbe potuto ucciderlo in assenza di altri uomini? In teoria, oltre a lui sarebbero dovuti esistere solo Adamo ed Eva.
La Bibbia, infine, fornisce una specie di riepilogo dei due diversi tipi di “Adamo” (Gen. 5, 1 –2): “Ecco l’elenco dei discendenti di Adamo.” (si riferisce evidentemente all’uomo di nome Adamo, maschio, del secondo tipo di creazione). “Quando Iddio creò l’uomo lo fece a immagine e somiglianza di Dio; li creò maschio e femmina, li benedisse e quando furono creati li chiamò Adamo” (il plurale, evidentemente, fa riferimento agli adamah, maschi e femmine, del primo tipo di creazione).

A questo punto, il problema vero non è stabilire se la teoria creazionista prevale su quella evoluzionista o viceversa; non è questione di stabilire se è nato prima l’uovo o la gallina. Il vero problema biblico è quello di stabilire “come” è nato il secondo Adamo.

Dell’esistenza di un segreto creativo, riservato ai soli iniziati, è convinto Maimonide, il quale afferma che “ciò che è detto a proposito dell’opera della creazione… bisogna che chiunque sappia qualcosa al proposito non lo divulghi… il dichiararlo pubblicamente è vietato ed egli deve farlo per allusioni”.
Va da sé che, essendo di tradizione cristiana e vivendo otto secoli dopo Maimonide, non mi ritengo vincolato dalle sue prescrizioni e decido da solo cosa divulgare. E’ notevole, tuttavia, che un pensiero profondamente religioso come il suo consideri concretamente l’esistenza di una spiegazione segreta, parallela a quella che si legge nella Bibbia.

Giunti alle radici dell’uomo, dobbiamo ora fare il percorso inverso, attraverso Abramo e Matteo, per vedere come ciò che abbiamo appreso si inserisca nella visione di Nostradamus. Dovremo anche salire sul Calvario per investigare i comportamenti di alcuni personaggi ai piedi della Croce.


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