Tecniche di Nostradamus

sabato 8 dicembre 2012

Abramo come non lo avete mai visto


Come promesso, vi svelo subito il mistero del numero 45. Si tratta del numero cabalistico di Adamo: ADM in ebraico (aleph, dalet, mem). Dalla somma delle singole lettere secondo la tabella di Gematriah (aleph = 1, dalet = 4 e mem = 40) si ottiene, appunto, 45.

A questo punto, i lettori del mio libro su “Cabala, Templari e Graal” avranno già capito tutto, trovando in questa scoperta un tassello, finora mancante, che conferma “l’ipotesi” dell’ultimo capitolo.

Prima di procedere con le spiegazioni, dobbiamo fare conoscenza con Abramo. Tutti sappiamo dell’episodio nel quale Dio lo mette alla prova, chiedendogli di immolare il figlio Isacco. Abramo non fallisce la prova, ma un angelo ferma la sua mano prima che egli compia il gesto assassino. Per compensare la sua fedeltà, Dio gli promette una discendenza sterminata.
Da sottolineare che Isacco era stato concepito da Sara, in veneranda età, grazie al diretto intervento divino:

Il Signore visitò poi Sara, come aveva detto, e compì in lei quanto aveva promesso. Sara concepì e generò un figlio ad Abramo, già vecchio (Gen. 21, 1-2).

Sembra quasi di essere in presenza di un moderno ginecologo, che pratica l’inseminazione artificiale e forse, secondo un certo tipo di archeologia alternativa, non siamo molto lontani dalla verità.
E’ difficile credere che il Dio di Abramo sia lo stesso Dio onnipotente creatore di un universo di 200 miliardi di galassie, tra le quali la sola Via Lattea comprende 200 miliardi di stelle e ha un diametro di 100.000 anni luce, pari a 1 miliardo di miliardi di chilometri.
Un Dio così smisuratamente potente non ha bisogno di mettere alla prova una particella subatomica di sabbia come Abramo, non ha bisogno di mangiare “schiacciate, latte e carne di vitello” (Gen. 18, 6-8) e, soprattutto, non si mette certamente a battibeccare stizzito, in piena e reale presenza fisica, con una incredula Sara, che ride della promessa di poter concepire alla sua età (Gen. 18, 13-15).

Il Signore disse a Abramo: “Perché Sara ha riso, dicendo: potrei io aver davvero figli, vecchia come sono?” Vi è forse qualcosa di difficile per il Signore? Tornerò da te tra un anno, di questo tempo, e Sara avrà un figlio”.
Negò Sara, dicendo: “Io non ho riso”, perché ebbe paura.
Ma egli le disse: “Sì, tu hai riso”.

Sara è perfino impertinente e prevaricatrice, in quanto risponde direttamente a una osservazione che il Signore ha fatto ad Abramo, non volendo rivolgere la parola a lei. Insomma, sembra più una scenetta familiare un po' sopra le righe, piuttosto che una scena di riguardo che si svolge al cospetto del Creatore di tutte le cose, in difficoltà nell’imporre la sua autorevolezza.

Non caviamocela con il luogo comune delle leggende, facendo della Bibbia un testo sacro, quando ci conviene, e un testo di favole quando non la comprendiamo.
Gli estensori hanno meditato su ogni singola parola, a cominciare dalla prima: “Bereshit”; tutto ha una logica, ogni dettaglio ha una spiegazione, perfino ogni singola lettera di ogni singola parola. Lo studioso serio non può cavarsela con le approssimazioni, quando non capisce.

Abramo, la cui storia si colloca intorno all’anno 2100/2000 a.C.,  è probabilmente nativo di UR dei Caldei, città della Mesopotamia, e vive a Haran. Il suo Signore, chiunque egli sia, gli impone di abbandonare Haran e di spostarsi nella terra di Canaan, dalla quale fa temporaneamente un salto in Egitto, dove riceve doni e onori dal faraone.
E’ profondamente sbagliato pensare ad Abramo come a un povero beduino, possessore al massimo di qualche pecora.
Egli è un uomo ricco e potente, in grado di mettere insieme ben 318 dei suoi servi più bravi (chissà quanti ne ha, quindi), di inseguire i re di Sodoma e Gomorra e di sconfiggerli (Gen. 14, 14-15). E’ altresì un uomo “colto”: grandissimo astrologo e, ci dice Nostradamus nell’epistola a Enrico II, forse inventore della scrittura caldaica.
Non c’è da meravigliarsi se dialoga con il suo “Signore”.

Perché gli viene ordinato di spostarsi a Canaan? Cosa c’è di tanto speciale a Canaan? E’ possibile che, come racconta la Bibbia (Gen. 12, 16), il faraone gli faccia dono, durante la sua permanenza in Egitto, di pecore e buoi e asini e servi e serve e cammelli, solo in grazia della bellezza di Sara? In nome di chi Abramo si presenta in Egitto? Per conto di chi combatte e sconfigge i re di Oriente con il suo esercito, così da meritare la ricompensa della promessa di una discendenza sterminata? Chi è il Signore di Abramo, capace di distruggere Sodoma e Gomorra con una pioggia di zolfo e fuoco (Gen. 19, 24), che ricorda tanto un’apocalisse nucleare?

Proviamo a zoomare su un episodio speciale: quello dei due "angeli", anch’essi ospiti di Abramo, che dispongono di armi capaci di accecare i sodomiti che vogliono catturarli (Gen. 19, 10-11).
Sono certamente due uomini che, per proteggersi, hanno bisogno di chiudersi in casa; però, dispongono di armi in grado di accecare il nemico:

I due uomini stesero il braccio, riportarono Lot con loro in casa, chiusero la porta e colpirono di accecamento la gente che stava alla porta di casa, dal più piccolo al più grande, sicché si affaticarono invano per ritrovare la porta.

In sintesi, chi sono veramente gli interlocutori di Abramo?

Si tratta di una domanda destinata a restare senza risposta e l’indagine ci porterebbe molto lontano dal filone principale che ci interessa.

Comunque, oltre che alla Bibbia, forse dovremmo dare uno sguardo anche al pantheon delle leggendarie divinità della storia mesopotamica di 2 millenni prima di Cristo e ai racconti epici che le riguardano: tra questi ultimi, ci interesseremo al “Poema della creazione” o “Enuma Elish”, probabilmente familiare ad Abramo.

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