Tecniche di Nostradamus

domenica 30 dicembre 2012

La vera leggenda del Santo Graal


Il Santo Graal! Si è detto di tutto: da un piatto o vassoio al calice dell’ultima cena; da una pietra sacra al ventre di Maria Maddalena; dalla lancia di Longino alla pietra fisolofale.

Nostradamus ci dà la sua versione che, alla luce delle conoscenze di oggi, non appare neanche troppo fantasiosa. La sua spiegazione è completa e giustifica perfino le motivazioni per le quali quest’oggetto misterioso non ha potuto ancora trovare utilizzo.

Qualcosa deve aver intuito Umberto Eco che, nel libro “Il pendolo di Foucault”, mette in bocca al colonnello Ardenti l’idea che “…il tesoro o quel che sia dev’essere ancora definitivamente localizzato, o bisogna sfruttarlo lentamente”.
Anche A. Gautier-Walter, nel libro “La Chevalerie et les aspects secrets de l’histoire”, sostiene che i Templari stimarono intorno all’anno 2000 l’epoca in cui il segreto avrebbe potuto essere utilizzato.

In questo blog, partendo dal segreto della vita, siamo arrivati al segreto del sangue di Cristo. I passaggi dettagliati per arrivare a questa conclusione vengono approfonditi nel mio libro “la Cabala, i Templari, il Graal”, che espone il punto di vista di Nostradamus sulla natura e sulle finalità del segreto. Non ripeterò, pertanto, quelle spiegazioni, ma mi limiterò a completare la presentazione dei temi che fanno da supporto al libro.

Nostradamus segue le tracce di Robert de Boron, scrittore vissuto a cavallo del XII e XIII secolo,  che compose tre romanzi in versi, successivamente riunificati e trasformati in prosa sotto il nome di “Il libro del Graal”, diviso in tre parti:

Giuseppe di Arimatea
Merlino
Perceval

Il nucleo di tutto il romanzo è la custodia del prezioso sangue di Cristo, che Perceval deve ritrovare.
Forse non c’entra nulla col Graal, ma è interessante il discorso preconciliare del 2 giugno 1962, nel quale Giovanni XXIII esalta il valore della devozione al preziosissimo sangue di Gesù; un vero e proprio “inno” al sangue.

Quella di Boron è la leggenda originale cristiana del Graal, alla quale si sono attaccate le opere letterarie e musicali successive.
Prima di lui l’argomento era stato trattato da Chrétien de Troyes, in un poema in versi rimasto incompiuto. Per Chrétien de Troyes, però, il Graal era solo un vassoio senza alcun riferimento a Cristo.
Perciò, Boron è senza dubbio il primo a dare un significato teologico al mito e una visione esoterica al Graal. Il suo libro, apparentemente fantasioso e favolistico, può essere assimilato a una specie di Vangelo segreto, accessibile solo a pochissimi iniziati.

Può essere interessante sottolineare che Boron visse nell’epoca delle crociate e lui stesso è stato al servizio di Gautier de Montbéliard, che prese parte alla quarta crociata. La sua storia, quindi, è perfettamente compatibile con la tradizionale scoperta del Graal da parte dei Cavalieri Templari.

Vediamo, sinteticamente, cosa ci racconta Robert de Boron.

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