Il Santo Graal! Si è detto di
tutto: da un piatto o vassoio al calice dell’ultima cena; da una pietra sacra
al ventre di Maria Maddalena; dalla lancia di Longino alla pietra fisolofale.
Nostradamus ci dà la sua
versione che, alla luce delle conoscenze di oggi, non appare neanche troppo
fantasiosa. La sua spiegazione è completa e giustifica perfino le motivazioni
per le quali quest’oggetto misterioso non ha potuto ancora trovare utilizzo.
Qualcosa deve aver intuito
Umberto Eco che, nel libro “Il pendolo di Foucault”, mette in bocca al
colonnello Ardenti l’idea che “…il tesoro o quel che sia dev’essere ancora
definitivamente localizzato, o bisogna sfruttarlo lentamente”.
Anche A. Gautier-Walter, nel
libro “La Chevalerie et les aspects secrets de l’histoire”, sostiene che i
Templari stimarono intorno all’anno 2000 l’epoca in cui il segreto avrebbe
potuto essere utilizzato.
In questo blog, partendo dal
segreto della vita, siamo arrivati al segreto del sangue di Cristo. I passaggi
dettagliati per arrivare a questa conclusione vengono approfonditi nel mio
libro “la Cabala, i Templari, il Graal”, che espone il punto di vista di
Nostradamus sulla natura e sulle finalità del segreto. Non ripeterò, pertanto,
quelle spiegazioni, ma mi limiterò a completare la presentazione dei temi che
fanno da supporto al libro.
Nostradamus segue le tracce di
Robert de Boron, scrittore vissuto a cavallo del XII e XIII secolo, che compose tre romanzi in versi,
successivamente riunificati e trasformati in prosa sotto il nome di “Il libro
del Graal”, diviso in tre parti:
Giuseppe di Arimatea
Merlino
Perceval
Il nucleo di tutto il romanzo è
la custodia del prezioso sangue di Cristo, che Perceval deve ritrovare.
Forse non c’entra nulla col
Graal, ma è interessante il discorso preconciliare del 2 giugno 1962, nel quale
Giovanni XXIII esalta il valore della devozione al preziosissimo sangue di
Gesù; un vero e proprio “inno” al sangue.
Quella di Boron è la leggenda
originale cristiana del Graal, alla quale si sono attaccate le opere letterarie
e musicali successive.
Prima di lui l’argomento era
stato trattato da Chrétien de Troyes, in un poema in versi rimasto incompiuto.
Per Chrétien de Troyes, però, il Graal era solo un vassoio senza alcun
riferimento a Cristo.
Perciò, Boron è senza dubbio il
primo a dare un significato teologico al mito e una visione esoterica al Graal.
Il suo libro, apparentemente fantasioso e favolistico, può essere assimilato a
una specie di Vangelo segreto, accessibile solo a pochissimi iniziati.
Può essere interessante
sottolineare che Boron visse nell’epoca delle crociate e lui stesso è stato al
servizio di Gautier de Montbéliard, che prese parte alla quarta crociata. La
sua storia, quindi, è perfettamente compatibile con la tradizionale scoperta
del Graal da parte dei Cavalieri Templari.
Vediamo, sinteticamente, cosa ci racconta Robert de Boron.
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