Cerchiamo di riepilogare le inesattezze della genealogia,
costruite in una maniera tale da non poter essere assolutamente frutto di
confusione. Abbiamo già esaminato singolarmente i vari pezzi, ma solo la
visione d’insieme ci permetterà di fare il salto verso le conclusioni. Abbiamo
suonato le singole note, adesso dobbiamo comporre la melodia.
Matteo suddivide la genealogia in tre gruppi di 14, ma il
terzo gruppo ne contiene solo 13.
Fino a Zorobabele, il termine di confronto è costituito
dalle Cronache I, che comprendono 34 nomi contro i 30 di Matteo.
Gli 11 nomi successivi vanno accettati così come sono,
non esistendo termini di raffronto.
Matteo dà in tutto 41 nomi (dichiarandone però 14 x 3 =
42) anziché 45; a questo risultato si arriverebbe con l’aggiunta dei 4 nomi
presenti nelle Cronache e assenti in Matteo.
La ripetizione del numero 14 sollecita una particolare
attenzione su Abramo, per contrasto con Davide. Senza questa insistenza, la
supremazia del capostipite della genealogia sarebbe passata inosservata.
Inspiegabile sembra invece la riduzione a 41 dei nomi
presi in considerazione. Fatta la scelta di presentare 3 gruppi di 14 nomi
ciascuno, perché elencarne uno in meno?
Qualcuno potrebbe sostenere che si tratta di una
dimenticanza nella trascrizione del Vangelo. Non tutti sanno, probabilmente,
che i quattro Vangeli “originali” non esistono; si hanno solo delle copie di
copie di copie, le più antiche delle quali vengono fatte risalire al Codex
Vaticanus del IV secolo d.C. Esistono anche piccoli frammenti di papiri più
antichi, con brevi brani dell’uno o dell’altro Vangelo, ma sempre di copie si
tratta. Le continue trascrizioni potrebbero aver generato l’omissione.
Tuttavia, nonostante la possibilità pratica della
dimenticanza, credo che l’omissione sia volontaria. Se infatti, nel posto vuoto
lasciato fra Giosia e Geconia, Matteo avesse inserito “Joachim”, avremmo avuto
un primo gruppo di 14 nomi, un secondo di 15 e un terzo di 13. Si sarebbe
allora pensato che, proprio per un errore di trascrizione, un nominativo in più
era finito nel gruppo centrale invece che in quello finale e l’enigma (almeno
sotto l’aspetto numerico-cabalistico) sarebbe rimasto limitato al significato
cabalistico del numero 14. Matteo, invece, voleva che l’enigma fosse più ampio,
e per questo ha volutamente saltato un nome (Joachim), che si aggiunge ai
vecchi 3, mancanti tra Joram e Ozia.
Cerco di spiegarmi meglio, nel caso abbia fatto
confusione.
Matteo pensava che, in presenza del quarantaduesimo nome,
il ricercatore avrebbe ristretto l’enigma alla ripetizione del 14,
giustificando l’assenza degli altri 3 nomi delle Cronache con l’esigenza di
rispettare il prodotto della moltiplicazione 14 x 3.
Invece, l’assenza di una ulteriore unità, 41 anziché 42,
mette in luce un nuovo enigma: perché Matteo annuncia 42 nomi (invece di 45) e
ne elenca solo 41, portando a 4 il numero dei nomi mancanti? Probabilmente è un
invito a ripristinarli tutti. Se l’obiettivo fossero stati i 42 nomi, li
avrebbe indicati lui stesso. Perciò, o si ricostruisce l’intera genealogia o
non la si ricostruisce. Non resta che provare, portando il conteggio a 45: a
questo punto, la soluzione appare evidente, come un mosaico che si ricompone, anche se vi chiedo di aspettare il prossimo post.
Ricordo che al problema numerologico si affiancano
l’incongruenza di una genealogia che passa per Giuseppe, che è solo padre
putativo di Gesù, e la stonatura di un albero che parte da Abramo anziché da
Davide, come sarebbe più logico.
Mi sono dilungato un bel po’ per far capire che, mettendo
insieme i vari aspetti, tutto sembra architettato di proposito per creare un
enigma a due facce: una riconduzione alla figura di Abramo e una segnalazione
cabalistica del numero 45!
Ricordo che io sto facendo un percorso inverso, dalla
soluzione ai dati del problema e non viceversa, conoscendo già dalle quartine
di Nostradamus il risultato al quel devo arrivare. Facilitato da questa
conoscenza, la riconduzione ad Abramo sarebbe già sufficiente a risolvere
l’enigma; l’utilizzo del 45 la facilita e la conferma.
Impossibile dire se Matteo abbia gettato uno sguardo
anche sulla cabala occidentale, basata sulle lettere dell’alfabeto latino invece che su quelle ebraiche. In ogni caso, che si tratti di una scelta consapevole o di una
fortunatissima coincidenza, il numero 42 (14 x 3) riveste un ruolo
straordinario per Nostradamus, permettendogli di replicare l’enigma di Matteo in
chiave latino/europea e di impostarvi sopra perfino la struttura organizzativa
delle sue Centurie, come ben sanno i lettori dei miei libri.
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