Poiché la leggenda del Santo Graal si intreccia con questioni religiose
cristiane, già difficili e delicate in sé, bisogna quantomeno fare un po’ di
luce sulle fonti alle quali attingeremo. Mi capita, a volte, di assistere a
qualcuno dei tanti quiz televisivi: resto regolarmente stupefatto di fronte al
silenzio dei concorrenti, alle prese con domande basilari della religione che,
in altri tempi, sarebbero state alla portata dei bambini delle elementari.
Il laicismo sociale sta facendo i suoi effetti, distruggendo le nostre
stesse radici. Non sto mettendo in discussione la fede, che è personale, ma la
cultura di un popolo, che è collettiva.
Da cristiano, essendo di parte, sono addolorato per questo. Tuttavia,
sono convinto che la stessa Chiesa stia facendo la sua parte, arroccandosi su
posizioni che oggi non sono più comprensibili. D’altronde, capisco pure che, se
cominciasse a mettere in discussione dei principi consolidati, rischierebbe di
minare le basi stesse del cristianesimo. La decisione è difficile, ma una seria
riflessione, a mio parere, sarebbe necessaria. Le questioni, già affrontate,
dei 72 discepoli e della genealogia di Matteo sono due esempi eclatanti, che
danno ragione alla mia posizione revisionista. Ma ce ne sono soprattutto tante
altre, meno sofisticate, che andrebbero chiarite.
Questa premessa, di carattere personale, serve a me, in qualche
maniera, per alleviare i sensi di colpa che affronto nel trattare argomenti
sacri in maniera trasgressiva. Tuttavia, sono gli stessi Vangeli che invitano
alla ricerca piuttosto che all’asservimento; Gesù, sotto questo aspetto, è
diventato un “rivoluzionario” dopo aver ritrovato se stesso durante la
permanenza nel deserto.
Gesù disse ai Giudei che avevano creduto in lui: “Se persevererete
nei miei insegnamenti, sarete veramente miei discepoli, conoscerete la verità e
la verità vi farà liberi” (Giov. 8, 31-32).
Colui che possiede la conoscenza della verità è un uomo libero (Fil. 110).
Gesù disse: Colui che cerca, non cessi dal cercare finché non trova;
e quando troverà sarà commosso, e quando sarà stato commosso contemplerà e
regnerà sul tutto (Tomm. 2).
Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete; picchiate e vi sarà
aperto. Perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova; a chi bussa verrà
aperto (Mt. 7, 7-8 e Lc. 11,
9-10).
Ci si potrebbe domandare: che c’entra tutto questo con Nostradamus?
C’entra, eccome! Se devo parlare del Graal, il “vero” Graal secondo
Nostradamus, allora devo affrontare i racconti dei Vangeli, del centurione
romano e di Giuseppe di Arimatea, sotto un’ottica diversa da quella che ci è
sempre stata prospettata.
Se dovessi farlo come si deve, dovrei letteralmente stravolgere le
abituali credenze, mettendo perfino mano
a una radicale e rivoluzionaria rilettura del Vangelo di Giovanni, che
gli stessi Padri della Chiesa hanno esitato a inserire tra i Vangeli canonici.
Mi limiterò invece all’essenziale, cercando di non turbare le coscienze altrui.
Intanto, come qualcuno avrà notato, ho già citato dei riferimenti ai Vangeli
canonici (Giovanni, Matteo e Luca) assieme a dei riferimenti ai Vangeli
apocrifi (Filippo e Tommaso).
E’ lecito e utile un atteggiamento del genere? Si possono mettere i due
tipi sullo stesso piano? Cercheremo insieme la risposta.
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