Tecniche di Nostradamus

venerdì 20 giugno 2014

Graal: storia e mito (5)

Venuti a contatto con mistici e cabalisti della Terra Santa, i Templari mescolano una gnosi mediorientale alla loro originaria cultura cristiana; questo è esattamente ciò che intendo per “cristianizzazione del Gral”: una rielaborazione del processo di auto-rigenerazione dell’uomo (Gral), che si esternalizza e comincia a ruotare intorno alla figura di Cristo (Graal).

Resta un dubbio: i Templari si limitarono a portare in Europa la semplice cristianizzazione della gnosi mediorientale, da sovrapporre a una gnosi locale preesistente, oppure introdussero di sana pianta delle nuove conoscenze?

Molti indizi indurrebbero a propendere per la prima ipotesi. Sembra, ad esempio, che la leggenda di Chrétien de Troyes abbia origini celtiche e che solo con Eschenbach e ancor più con Boron acquisti connotazioni cristiane. Purtroppo, non potendo essere dato per scontato che tutti loro fossero consapevoli di ciò che scrivevano, non può essere preso per oro colato il contenuto (quello sostanziale, non quello formale) dei loro racconti.
René Guénon, giustamente, si pone il problema di capire se questi scrittori non siano stati semplicemente lo strumento, più o meno consapevole, di una organizzazione iniziatica che li abbia scelti per via delle loro doti poetiche e letterarie. Per esempio, anche se la questione non può essere accettata in maniera inappellabile, è evidente che il senso mistico del racconto sia meno evidente in Chrétien de Troyes che in Eschenbach e in Boron.

Una volta cristianizzato, il Gral, inteso come presa di coscienza della scintilla divina di ogni uomo, diventa salvezza cristiana che si attua con il sacrificio di Cristo attraverso l’Eucaristia, alla quale è automaticamente associato il Sacro Calice. Da qui ad identificare il Graal con una coppa il passo è breve. L’altro elemento associato al Graal è il sangue nel quale, secondo tutte le tradizioni religiose, risiede la vita. Ed è proprio il sangue, simbolizzato dal vino, che Gesù invita a bere. La migliore interpretazione viene data dal Vangelo di Filippo che, con riferimento a Gesù, dice: La sua carne è il Logos e il suo sangue è lo Spirito Santo.

Non mi soffermo oltre sulla questione del sangue, perché in passato abbiamo affrontato l’argomento in dettaglio. Mi preme invece sottolineare come, da una originaria dottrina egocentrica[1] di salvezza, alla quale è stata data il nome di Gral, sia stata rielaborata una salvezza cristianizzata, esoterica e diversa da quella rituale, che ha assunto il nome di Graal.

A questo punto dovremmo studiare l’etimologia della parola ma, francamente, lo ritengo un esercizio inutile, che non conduce a nulla. Diciamo solo che l’ipotesi pre-cristiana più accreditata è che “Gral” e “Graal” derivino dal latino medievale “gradalis” (piatto), con riferimento al Graal-vassoio di Chrétien de Troyes. L’ipotesi post-cristiana, invece, propende per “Sang real” (sangue reale), poi trasformato in “San Greal” e, progressivamente, in “San Graal” e “Saint Graal” o “Santo Graal”.
Lo studio della parola, però, presenta un aspetto cabalistico mai portato alla luce ed al quale solo io ho già accennato nei libri “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal” e “Malachia: la profezia dei papi”.
Forse è giunto il momento di affrontarlo compiutamente, verificando come proprio i termini “Gral” e “Graal” assumano, rispettivamente, una prospettiva egocentrica ed una Cristocentrica. Sarà questo un tassello che, pur non potendo essere considerato definitivo, imprimerà a tutto il ragionamento portato avanti finora una forte impronta di conferma.

…segue…



[1] Intesa non nel senso negativo del termine, bensì come processo di autosufficienza.

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