Venuti a contatto con mistici e
cabalisti della Terra Santa, i Templari mescolano una gnosi mediorientale alla
loro originaria cultura cristiana; questo è esattamente ciò che intendo per
“cristianizzazione del Gral”: una rielaborazione del processo di
auto-rigenerazione dell’uomo (Gral), che si esternalizza e comincia a ruotare
intorno alla figura di Cristo (Graal).
Resta un dubbio: i Templari si
limitarono a portare in Europa la semplice cristianizzazione della gnosi
mediorientale, da sovrapporre a una gnosi locale preesistente, oppure introdussero
di sana pianta delle nuove conoscenze?
Molti indizi indurrebbero a
propendere per la prima ipotesi. Sembra, ad esempio, che la leggenda di
Chrétien de Troyes abbia origini celtiche e che solo con Eschenbach e ancor più
con Boron acquisti connotazioni cristiane. Purtroppo, non potendo essere dato
per scontato che tutti loro fossero consapevoli di ciò che scrivevano, non può
essere preso per oro colato il contenuto (quello sostanziale, non quello
formale) dei loro racconti.
René Guénon, giustamente, si
pone il problema di capire se questi scrittori non siano stati semplicemente lo
strumento, più o meno consapevole, di una organizzazione iniziatica che li
abbia scelti per via delle loro doti poetiche e letterarie. Per esempio, anche
se la questione non può essere accettata in maniera inappellabile, è evidente
che il senso mistico del racconto sia meno evidente in Chrétien de Troyes che
in Eschenbach e in Boron.
Una volta cristianizzato, il
Gral, inteso come presa di coscienza della scintilla divina di ogni uomo,
diventa salvezza cristiana che si attua con il sacrificio di Cristo attraverso
l’Eucaristia, alla quale è automaticamente associato il Sacro Calice. Da qui ad
identificare il Graal con una coppa il passo è breve. L’altro elemento
associato al Graal è il sangue nel quale, secondo tutte le tradizioni
religiose, risiede la vita. Ed è proprio il sangue, simbolizzato dal vino, che
Gesù invita a bere. La migliore interpretazione viene data dal Vangelo di
Filippo che, con riferimento a Gesù, dice: La sua carne è il Logos e il suo sangue è lo Spirito Santo.
Non
mi soffermo oltre sulla questione del sangue, perché in passato abbiamo
affrontato l’argomento in dettaglio. Mi preme invece sottolineare come, da una
originaria dottrina egocentrica[1]
di salvezza, alla quale è stata data il nome di Gral, sia stata rielaborata una
salvezza cristianizzata, esoterica e diversa da quella rituale, che ha assunto
il nome di Graal.
A questo punto dovremmo
studiare l’etimologia della parola ma, francamente, lo ritengo un esercizio
inutile, che non conduce a nulla. Diciamo solo che l’ipotesi pre-cristiana più
accreditata è che “Gral” e “Graal” derivino dal latino medievale “gradalis”
(piatto), con riferimento al Graal-vassoio di Chrétien de
Troyes. L’ipotesi post-cristiana, invece, propende per “Sang real” (sangue
reale), poi trasformato in “San Greal” e, progressivamente, in “San Graal” e
“Saint Graal” o “Santo Graal”.
Lo studio della parola, però,
presenta un aspetto cabalistico mai portato alla luce ed al quale solo io ho
già accennato nei libri “Nostradamus: la Cabala, i Templari, il Graal” e
“Malachia: la profezia dei papi”.
Forse è giunto il momento di
affrontarlo compiutamente, verificando come proprio i termini “Gral” e “Graal”
assumano, rispettivamente, una prospettiva egocentrica ed una Cristocentrica.
Sarà questo un tassello che, pur non potendo essere considerato definitivo,
imprimerà a tutto il ragionamento portato avanti finora una forte impronta di
conferma.
…segue…
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