A Urbano VI segue dunque
Bonifacio IX che, tenuto conto dei costumi dell’epoca, non è un cattivo papa:
come politico, intendo… sorvoliamo sulla religiosità. Ha solo un difettuccio:
l’attaccamento a genitori, fratelli, nipoti, cognati, cugini, compari, comari e
amici: è un grande cultore di quell’affetto familiare che va sotto il nome di
“nepotismo”, cioè di favoritismo alle persone più vicine. Un uomo
all’avanguardia, che si comporta proprio come i politici di oggi. O, forse, è
solo un uomo dei suoi tempi e sono i politici di oggi ad essere all’antica.
Comunque sia, il vignettista dei vaticinia lo raffigura in compagnia di orsetti,
ai quali dedica la sua attenzione e dei quali si circonda.
Perché proprio gli orsi? Le
vignette hanno una lunga storia alle spalle, tutta documentata! Altro che
previsioni del futuro. Questa, in particolare, era stata creata all’origine per
rappresentare Niccolò III, altro grande nepotista di cognome “Orsini”; gli
orsetti alludevano proprio al suo cognome. Poi è passata a designare Bonifacio
IX ed a Niccolò III ne è stata dedicata un’altra simile.
Due Papi, Clemente VII ad
Avignone e Bonifacio IX a Roma. In Francia, ove regna lo schizofrenico Carlo
VI, entra in gioco l’Università di Parigi che, con le belle (sic!) coscienze
che la popolano, decide di rimettere le cose a posto. Si sa che, da che mondo è
mondo, dove c’è confusione (e anche dove regna l’ordine) c’è sempre una élite
che si agita, per fare le cose a modo suo. Questa élite, nel caso specifico, è
costituita da altissime autorità teologiche con grande influenza sul mondo
cattolico. Il cancelliere è nientemeno che Pierre d’Ailly. Se uno non conosce
il personaggio, quel “nientemeno” non gli dice nulla; per questo apro una
parentesi.
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