Tecniche di Nostradamus

giovedì 8 novembre 2012

Il tempo del maligno


Per completare l’interpretazione della quartina I,51 non resta che passare all’analisi del terzo verso:

Puis par long siecle son malin temps retorne
(Poi dopo lungo secolo il suo maligno tempo ritorna)

La spiegazione è lunga e complessa; come ho detto, questa quartina è un capolavoro di sintesi.
Chi ha letto il libro “L’anticristo di Nostradamus” non mancherà di riconoscere il terzo anticristo che, con le sue astuzie, inganna l’interprete delle Centurie; si tratta del maligno, lo stesso malizioso Nostradamus, che nasconde le sue iniziali (M.N.) nella parola “malin”, con il ricorso al Notarikon [MaliN].
Il lettore del libro si ricorderà che il tempo di questo anticristo “dura a lungo” e che, dopo essere stato sconfitto, “Satana torna slegato”.
In breve, questo verso mette l’accento sugli inganni ai quali Nostradamus fa ricorso per nascondere agli occhi del profano (“I profani e gli ignoranti non li tocchino”, recita la Legis Cantio) la corretta natura del suo lavoro.

Un ultimo accenno, infine, al quarto verso, solo per ricordare che la Francia è la patria di Nostradamus, mentre l’Italia è la patria del suo interprete, Cesare, come accennato altrove in questo stesso blog e come dimostrato nel citato libro.

Gaule, & Italie quelles esmoutions ?
(Francia e Italia quali emozioni?)

A questo punto possiamo ricostruire una breve panoramica della quartina, con l’avvertenza che tale sintesi non può che essere riduttiva, in quanto trascura le diverse sfaccettature che, come abbiamo visto a fondo, stanno dietro a ogni singolo verso e a ogni singola parola.

Capo d’Ariete, Giove & Saturno,
Dio Eterno, quali mutamenti?
Poi dopo lungo tempo il suo malvagio tempo ritorna,
Francia e Italia quali emozioni?

Questa quartina, la I,51, va letta insieme alla II,79.
L’interprete deve apportare profondi cambiamenti alla facciata dell’opera.
Tutto, infatti, si fonda sull’inganno e sulla malizia.
Il lettore ricaverà grandi emozioni dal lavoro di Nostradamus e del suo interprete.

Ogni verso trova così una spiegazione soddisfacente, ogni parola (e perfino ogni segno di punteggiatura) trova un’esatta collocazione, ogni concetto è coerente con tutti gli altri. 

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