Il punto di partenza della nostra storia è costituito dal
brano iniziale del Vangelo secondo Matteo. Non lo trascrivo perché è piuttosto
lungo e noioso, trattandosi di una lunga serie di nomi. Immagino che abbiate
modo di controllare per conto vostro ciò che sto per dire.
L’evangelista pensa bene di ricostruire la genealogia di
Gesù partendo da Abramo, ma si comporta in maniera strana. Anzi, dire “strana”
è dire poco. Compie degli errori logici, degli errori di congruenza, degli
errori numerici.
Eppure, non è un ignorante. Contrariamente a quanto molti
credono, gli studiosi sono praticamente certi che egli non sia il Matteo
apostolo, ma un autore molto più colto e raffinato, versato nelle Sacre
Scritture, capace di una sintesi della catechesi apostolica più efficace di
quella dei suoi “colleghi” Marco e Luca. Il quarto evangelista, Giovanni,
meriterebbe un discorso a parte.
Matteo elenca dettagliatamente gli antenati di Cristo e
li divide in tre gruppi. Alla fine (1, 27) conclude: “In tutto, dunque, le
generazioni da Abramo fino a Davide sono quattordici generazioni; da Davide
fino alla deportazione in Babilonia, quattordici generazioni; e dalla
deportazione in Babilonia fino a Cristo, quattordici generazioni”.
C’è qualche problema. Egli costruisce la sua genealogia
prendendola dal libro primo delle Cronache (Vecchio Testamento).
Inizia trascrivendo correttamente il primo gruppo di
quattordici generazioni fino a Davide ma, quando passa al secondo gruppo,
trascrive nuovamente quattordici nomi, saltandone tre. Infatti, da Davide alla
deportazione in Babilonia ci sono diciassette generazioni e non quattordici.
Sbaglia? Salta un pezzo inavvertitamente?
Direi proprio di no, in quanto nel punto dell’errore egli
mette un segnale: un nome che non esiste.
Trascrivo i due frammenti secondo le Cronache e secondo
Matteo.
Cronache I: (3, 11-12): “Joram figlio di
Giosafat, Ocozia figlio di Gioram, Gioas figlio di Ocozia, Amasia
figlio di Gioas, Azaria figlio di Amasia, Jotam figlio di
Azaria”.
Matteo (1, 8-9): “Giosafat generò Joram;
Joram generò Ozia; Ozia generò Jotam”
Dunque, da Joram a Jotam contiamo 6 nomi secondo le
Cronache e tre nomi secondo Matteo. Mancano sicuramente Gioas e Amasia;
inoltre, manca Azaria se l’Ozia di Matteo è l’Ocozia delle Cronache oppure
manca Ocozia se l’Ozia di Matteo è l’Azaria delle Cronache.
Comunque sia, Matteo elenca 14 nomi invece di
diciassette, sollevando il dubbio su un nome, esattamente nel punto in cui ne
mancano tre. Un espediente per richiamare l’attenzione?
Il terzo gruppo di quattordici nomi contiene un errore
ancora più elementare: Matteo elenca correttamente 13 generazioni, ma ne
dichiara 14 nel passo di riepilogo (riportato sopra). Da restare allibiti!
Forse non sa contare?
Come è possibile che un evangelista così colto, preciso e
attento commetta degli errori così stupidi? Teniamo anche presente che Matteo,
tra gli evangelisti, è quello che abbonda di più con le citazioni del Vecchio
Testamento (che comprende le Cronache), nel quale è particolarmente versato.
Non è perciò da sospettare minimamente che possa
commettere errori come questi; il punto è che egli sta trasmettendo un
messaggio esoterico che lo obbliga ad arrivare a 42 generazioni (14 x 3)
ad ogni costo. E vuol farlo sapere!
L’errore non è sfuggito alla Chiesa che, ovviamente, non
ne fa oggetto di catechismo. E’ vero che non è il caso di coinvolgere i
bambini, ai quali di solito il catechismo è diretto, con questioni che
certamente li annoierebbero. Né è il caso di farne oggetto della predica
domenicale, durante la Messa. Però è anche vero che tratta la questione come se
non esistesse, nel senso che non la tratta affatto. Prendete il primo Vangelo
che trovate a portata di mano e verificate se, per caso, esiste almeno una
noticina in calce; quasi certamente non la troverete.
Una delle fonti più antiche che fanno rilevare l’errore è
costituita dalle “Lezioni sui Salmi” di Didimo il cieco, vissuto dal 313 al 398
d.C. (Emanuela Prinzivalli – ed. Paoline 2005). Come vedete dal brano che segue,
estrapolato dal libro della Prinzivalli, anche qui viene citato “l’espediente
per conservare la natura mistica dei numeri”. Nessuno, tuttavia, è mai
riuscito a dare concretezza a questa esigenza numerologica. Bisogna arrivare a
Nostradamus per avere una spiegazione, naturalmente a modo suo.
La questione non finisce qui: infatti, oltre all’errore
numerologico, bisogna affrontare altre due questioni di congruenza.
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